Ecosistema

Buone notizie per le tartarughe marine, si rafforza il Centro di Talamone

16 aprile: le operatrici del centro Tartanet liberano la tartaruga Olivastra
16 aprile: le operatrici del centro Tartanet liberano la tartaruga Olivastra
Grazie alla collaborazione con Legambiente tutte le attività saranno potenziate, dal recupero e cura degli esemplari feriti al monitoraggio dei nidi.

 

TALAMONE (Gr) – Ottime notizie per le tartarughe che approderanno su questi lidi. Grazie alla collaborazione siglata con Legambiente, tutte le attività del Centro recupero tartarughe marine di Talamone (Tartanet), gestito dal Parco Regionale della Maremma, verranno potenziate: il recupero e la cura degli esemplari finiti nelle reti da pesca oppure feriti o spiaggiati, il monitoraggio dei nidi sulle spiagge comprese nell’area del Parco durante il periodo estivo. Si rafforza il coinvolgimento dei pescatori – che parteciperanno al recupero delle tartarughe ferite accidentalmente – e degli operatori balneari, che garantiranno il rispetto dell’ambiente per proteggere e favorire le nidificazioni sulle spiagge.

Le attività e le potenzialità del Centro sono state presentate oggi a Talamone nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato tra gli altri Lucia Venturi, presidente del Parco Regionale della Maremma, Sergio Ventrella della Regione Toscana, Stefano Raimondi, coordinatore Aree Protette Legambiente, Stefano Di Marco, Responsabile campagna Tartalove Legambiente, Angelo Gentili, segreteria nazionale Legambiente, il tenente di vascello Teofilo Traina, comandante dell’Ufficio Circondariale marittimo di Porto Santo Stefano, il 1°maresciallo Alessandro Cardinali, comandante della Capitaneria di Talamone.

Ogni anno – dichiara Stefano Di Marco della direzione nazionale di Legambiente – decine di migliaia di tartarughe marine muoiono per cause legate alle attività umane, in particolare per l’ingestione di plastica. Si pensi che circa l’80% degli esemplari ricoverati nei nostri Centri di Recupero ha ingerito grandi quantità di plastiche. A questo si aggiunge la difficoltà di trovare spiagge adatte alla nidificazione e l’inquinamento acustico e luminoso che disturba le femmine durante il periodo di deposizione delle uova. Per questo motivo Legambiente ha rafforzato il proprio impegno a favore delle tartarughe marine con azioni integrate che prevedono il potenziamento dei propri centri di recupero, il coinvolgimento dei pescatori, il monitoraggio delle spiagge per l’individuazione e il controllo dei nidi. L’iniziativa intrapresa con il Parco della Maremma va proprio in questo senso e siamo sicuri che consentirà di tutelare maggiormente questi animali a rischio di estinzione”.

Nel corso dell’incontro sono state illustrate le novità collegate alla collaborazione con Legambiente, dall’inserimento del Centro nel progetto europeo TartaLife per la riduzione della mortalità delle tartarughe marine durante le attività di pesca professionale fino al suo coinvolgimento nella campagna di adozione simbolica delle tartarughe salvate Tartalove, grazie alla quale è stato possibile risistemare il sistema di filtrazione di una vasca per il ricovero di questi animali.

Per assicurare un’adeguata accoglienza alle tartarughe marine il Parco Regionale della Maremma nell’ambito della rete dell’Osservatorio Toscano per la Biodiversità e Legambiente non hanno pensato solo al potenziamento del Centro: anche i lidi e le attività imprenditoriali della costa stanno collaborando per un ambiente più salubre e sicuro per questi amici provenienti dal mare. Così oggi numerosi vessilli di TartaLove per il lido “amico delle tartarughe marine” sono stati assegnati alle strutture virtuose che hanno scelto di impegnarsi a tutela della biodiversità.

Talamone_1L’incontro si è chiuso in bellezza con un lieto evento: la liberazione della tartaruga Olivastra ricoverata nel centro Tartanet dallo scorso ottobre, dopo che era stata recuperata in pessime condizioni, ferita e avvolta in una matassa di filo da pesca di nylon. Dagli scogli del Bagno delle Donne le esperte del Centro hanno calato il box della tartaruga in mare per poi gradualmente spingerla a uscire e prendere il mare aperto.

Tartarughe marine: i numeri di una strage

Sono moltissimi i pericoli che minacciano la vita delle tartarughe nei nostri mari, a partire dall’emergenza plastiche: i rifiuti plastici in mare infatti possono frammentarsi ma non spariscono mai completamente. Le tartarughe rimangono intrappolate nelle fibre più resistenti oppure ingeriscono i frammenti con conseguenze terribili, dal blocco dell’apparato gastrointestinale all’impossibilità di immergersi o di nutrirsi normalmente.

Ogni anno sono oltre 130.000 le tartarughe marine della specie Caretta caretta che nel Mediterraneo rimangono vittime di catture accidentali da parte dei pescatori. Circa 70.000 abboccano agli ami usati per la pesca al pescespada, oltre 40.000 restano intrappolate nelle reti a strascico e circa 23.000 in quelle da posta per un totale di 133 mila catture con oltre 40.000 casi di decesso. Numeri impressionanti e peraltro decisamente sottostimati: se infatti consideriamo in questo calcolo tutti i pescherecci comunitari e le migliaia di piccole imbarcazioni da pesca che operano nei paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo, si arriva più verosimilmente a una stima di 200 mila catture e proporzionalmente a circa 70 mila decessi.

Fonte: Parco regionale della Maremma

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