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Osservatorio Ambientale Prato: “Servizi pubblici sotto attacco”

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“Chiediamo un referendum civico contro la collocazione in Borsa dei servizi pubblici per non tradire la volontà popolare”.

 

a cura dell’Osservatorio Ambientale di Prato
10 agosto 2022

PRATO – In questa torrida estate di campagna elettorale i totonomi e le solite promesse propagandistiche fanno passare in sordina l’approvazione del decreto “concorrenza” che fra le altre cose prevede la finanziarizzazione dei servizi pubblici. In Toscana i Comuni di Firenze, Prato e Empoli si sono già accordati per collocare in Borsa i servizi pubblici, anche quelli prestati in regime di monopolio naturale, tradendo la volontà popolare espressa nel referendum del 2011 sulla ripubblicizzazione del servizio idrico.

La stessa concentrazione di più servizi non rappresenta altro che un’operazione finanziaria, mirata alla competizione per quote di mercato con altri soggetti simili del calibro di Hera e A2A, snaturando il senso del servizio pubblico e la prossimità con il territorio, solo per fare business. Peraltro fra i punti della decisione si legge come debbano essere i Comuni ad esprimere le figure societarie apicali, continuando quel riciclo di cariche che vediamo passare dalla politica alle istituzioni, fino appunto alle società partecipate, in modo del tutto opaco e obliquo.

I cittadini sono i principali stakeholders di queste aziende di servizio, essendone i veri proprietari e anche gli unici clienti che assicurano la maggior parte dei loro ricavi. Le amministrazioni comunali, infatti, sono solo temporaneamente delegate a rappresentarli, cosa che non le autorizza a cedere o vendere tali beni. Facendo riferimento al Testo Unico n. 175/2016 in materia di società a partecipazione pubblica, in particolare l’art.5 comma 2 recita: “Gli enti locali sottopongono lo schema di atto deliberativo a forme di consultazione pubblica, secondo modalità da essi stessi disciplinate”.

Questa disposizione di legge non sembra sia stata presa in considerazione, anzi c’è stata la volontà di tenere nascosto il più possibile questo argomento, presentandolo ora ai media come una decisione già presa e irreversibile. I cittadini hanno già ampiamente sperimentato la gestione dei servizi pubblici affidata a società di capitali, controllate da varie amministrazioni comunali, e quindi sono consapevoli che la gestione privatistica di queste società mira al raggiungimento del maggior risultato economico con la massimizzazione dei profitti e non al miglioramento del servizio a costi competitivi. Basta vedere le numerose perdite d’acqua in giro per la città in piena siccità, dovute a una rete idrica colabrodo.

Abbiamo visto cosa significhi operare in regime di monopolio dando priorità ai dividendi societari, con bollette rincarate del 16% per PubliAcqua Spa e una dispersione idrica che arriva fino al 47% dei volumi prelevati. In occasione del referendum per l’acqua pubblica i cittadini si erano espressi chiaramente affinché il servizio idrico rimanesse a gestione pubblica senza la distribuzione di dividendi per un servizio essenziale, che deve essere messo a disposizione di tutti anche di chi non ha la possibilità di pagarlo. Ora assistiamo alla cessione delle infrastrutture del servizio idrico (acquedotto) a una società destinata alla quotazione in borsa che sancisce la definitiva dismissione di beni pubblici. In cambio di che cosa?

Per quanto riguarda il servizio di raccolta e gestione dei rifiuti urbani, anche Alia ha ritenuto di poter aumentare la Tari dell’8% in questo periodo di grande difficoltà per le famiglie, per poter soddisfare le esigenze del suo ambizioso e discutibile piano di investimenti pluriennale.
Non siamo per niente rassicurati dall’impegno espresso dal sindaco Biffoni a mantenere il controllo del 51% della proprietà della Multiutility da parte dei Comuni, visto l’interesse di Suez a partecipare come socio negli impianti di smaltimento rifiuti progettati da Alia e anche la sua presenza fra i soci di Acque Blu Fiorentine che partecipa al capitale di Publiacqua. Tutto fa pensare che questa società specializzata e operante in tutto il mondo sia destinata ad avere un ruolo chiave nella gestione della MultiUtility Toscana.

Perciò siamo allarmati da quest’operazione e chiediamo che le amministrazioni comunali interessate si confrontino pubblicamente con la cittadinanza, prima di metterla di fronte al fatto compiuto, anche mediante l’istituto del referendum consultivo previsto dal regolamento comunale. Allo stesso tempo abbiamo fatto un appello per coinvolgere tutte le realtà operanti nella Piana e nell’Empolese Val d’Elsa per organizzare insieme una mobilitazione sul tema allo scopo di cercare di bloccare sul nascere questa iniziativa, sapendo che successivamente alla quotazione in Borsa la cessione al mercato dei nostri beni comuni diventerebbe irreversibile.