Per raccogliere dati e segnalazioni sul “verme di fuoco” un progetto di citizen science che coinvolge subacquei, pescatori e bagnanti.
di Iacopo Ricci
LIVORNO, GROSSETO – Ormai è un fatto: il riscaldamento del mare sta rimescolando le carte nella distribuzione delle specie. Succede anche nel Mediterraneo dove alcune specie autoctone subtropicali si stanno spostando sempre più a nord. Il problema è che l’impatto con un habitat differente le fa passare allo stato di invasive e gli effetti sull’ecosistema costiero potrebbero diventare preoccupanti.
Tra questi nuovi invasori c’è il Vermocane o Verme di fuoco (nome scientifico Hermodice carunculata) che da qualche anno sta colonizzando anche le coste della Toscana, dove non si era mai visto. In Italia infatti è un tipico abitante delle coste ioniche e dell’Adriatico meridionale.
Si tratta di un grosso anellide marino (gli esemplari più grandi possono arrivare fino a 70 cm.) e, come suggerisce il nome comune, è una specie urticante: se toccato può iniettare una tossina che causa bruciore, eritema e parestesia anche nell’uomo. Le categorie più esposte sono i subacquei, i pescatori e i bagnanti che frequentano le coste rocciose.
Da queste premesse si capisce perché ritrovarselo in Toscana, dove pare non abbia predatori, non è una bella notizia. Il Vermocane si è installato nell’Arcipelago Toscano: le prime sporadiche segnalazioni del 2014 lo davano a Giannutri, poi ha continuato a espandersi raggiungendo l’isola delle Formiche di Grosseto, sempre nell’Arcipelago Toscano.
Le segnalazioni si fanno di anno in anno più numerose grazie anche a un progetto di citizen science aperto a tutti. Chiunque abbia avvistato un Vermocane può segnalarlo tramite la pagina Facebook Monitoraggio Vermocane inviando fotografie con data, luogo e profondità dell’avvistamento. Per descrizioni più dettagliate c’è anche un questionario (anonimo). Tra l’altro, assicurano i biologi, i Vermocani sono un ottimo soggetto per la fotografia subacquea: belli e colorati, si muovono lentamente e al buio sono spettacolari perché diventano fluorescenti. Basta mantenere la distanza di sicurezza.
“La collaborazione dei cittadini e dei subacquei che hanno segnalato la presenza del Vermocane fino a oggi è stata utilissima e testimonia l’importanza del contributo diretto del pubblico nell’aiutare la ricerca scientifica – spiega Roberto Simonini del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Modena e Reggio Emilia, impegnato da anni in questo progetto – Nel 2021 le segnalazioni sono state 218, più del doppio di quelle che avevamo raccolto ogni anno dal 2015 al 2019”.
Perché è così importante raccogliere informazioni sulla distribuzione, l’abbondanza e il comportamento del Vermocane? Non è solo curiosità accademica. Disporre di dati attendibili è fondamentale per prevedere quali potranno essere i possibili impatti sugli ecosistemi costieri. E di conseguenza mettere a punto strategie efficaci per proteggere il nostro mare.
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