Lo dice un rapporto della Commissione Europea. I punti critici: gestione dell’agricoltura, lotta al cambiamento climatico e tutela della biodiversità.
di Sandro Angiolini
Come già accennato, la scorsa settimana è uscito il rapporto annuale della Commissione Europea sullo stato del raggiungimento dei SDGs (Sustainable Development Goals), cioè degli Obbiettivi globali di Sviluppo Sostenibile fissati dall’Agenda delle Nazioni Unite per il 2030. E l’ultimo Consiglio europeo ha anche deciso di tagliare del 55% entro il 2030 le emissioni di gas serra dei Paesi dell’Unione.
Per chi non conosce i Sustainable Development Goals diciamo che sono essenzialmente degli obbiettivi (in buona parte generici) di miglioramento delle società tesi ad avvicinare la qualità della vita dei Paesi più poveri a quelli più ricchi del mondo, in una comune ricerca di maggiori livelli di sostenibilità ambientale. Hanno però una certa importanza dal punto di vista politico e anche economico, soprattutto per i Paesi meno sviluppati, poiché condizionano il tipo di investimenti e di progetti che poi vengono finanziati e attuati.
Cosa ci dice in sintesi il rapporto sull’Europa? Che tutti i suoi Paesi membri sono in ritardo nel raggiungimento dei 17 macro-obbiettivi fissati per il 2030, in particolare per quanto riguarda i settori di una dieta più sana, della gestione dei sistemi agricoli, della lotta al cambiamento climatico e della tutela della biodiversità. C’è però un commento sostanzialmente positivo della strategia stabilita dall’Unione con il suo Green Deal nel dicembre 2019.
Il documento suggerisce anche sei priorità per migliorare lo stato delle cose: 1) Assicurare a tutti un’educazione di alto livello (inclusa quella permanente per adulti); 2) Promuovere le energie rinnovabili al fine di creare nuova occupazione; 3) Rafforzare le comunità sostenendo la mobilità dolce e l’edilizia sostenibile; 4) Promuovere diete più salubri e assicurare una gestione veramente sostenibile della terra e del mare; 5) Abbattere l’inquinamento e ridurre i consumi materiali; 6) Costruire un’infrastruttura digitale al fine di rafforzare la diffusione dell’innovazione.
Rimangono in gran parte obbiettivi un po’ vaghi, ma vi si nota una certa coerenza e rispondenza ai bisogni dell’Italia e della Toscana. Insomma: c’è una visione per un futuro migliore (e anche di una politica industriale più sostenibile). Dispiace perciò constatare che la prima versione prodotta dal nostro Governo del Piano di utilizzo del Next Generation EU sia così debole.
La notizia dell’accordo raggiunto tra i Paesi EU per tagliare almeno del 55% le emissioni clima-alteranti va vista quindi nell’ottica di conseguire più facilmente gli Obbiettivi globali di Sviluppo Sostenibile. Certo, alcune associazioni ambientaliste si sono lamentate che occorre un taglio del 60%, o anche del 65% delle emissioni. Ma se si va indietro a non più di 10 anni fa ci si accorgerà che nei documenti ufficiali europei già un taglio del 30% veniva considerato ambizioso. Che sia stato possibile arrivare a questo punto è quindi un segnale positivo, e francamente non vedo così facile far digerire il tutto a Paesi ancora molto basati sul consumo di carbone (es. Polonia). Non è neanche da escludere che, da qui a qualche anno, la prossima Commissione Europea riveda al rialzo questo target.
P.S. Una breve nota di colore. Pochi giorni fa ho assistito a un webinar internazionale organizzato dalla presidenza tedesca di turno dell’UE. Era incentrato sull’applicazione delle NBS – Soluzioni Basate sulla Natura, in vari ambiti, e sulle loro grandi potenzialità per contrastare la lotta al cambiamento climatico. Vi sono intervenuti vari ministri all’Ambiente: – quello inglese (un Lord) è apparso senza cravatta, con accanto la bandiera nazionale e dietro una bella libreria; – quello portoghese con cravatta, bandiera nazionale ed europea, e dietro un fondale di belle ceramiche tradizionali. Ha parlato in un ottimo inglese; quello italiano con cravatta, bandiera, e dietro uno scaffale pieno di strani ninnoli… parlava in italiano. Perché dobbiamo sempre fare delle brutte figure?!
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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