Opinioni

Nuove tecnologie genetiche in agricoltura: chiamatele come volete, sempre OGM rimangono

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La guerra è il pretesto per un nuovo tentativo di aprire le porte alla coltivazione degli Ogm nei campi italiani. L’industria sementiera ringrazia.

 

di Mario Apicella
28 Giugno 2022

Sconfiggendo il tentativo maldestro di inserire i nuovi Ogm nella normativa sementiera italiana, tra la fine del 2020 e il 13 gennaio 2021 – data in cui la commissione Agricoltura della Camera approvando 4 decreti accettò suo malgrado tutte le nostre richieste per cancellare dalle norme ogni minimo riferimento agli OGM (Qui per saperne di più) – non ci illudevamo certo che i parlamentari più entusiasti della nuova genetica sperimentale si sarebbero definitivamente arresi.

D’altronde l’importante lascito del ministro Martina ai nostri centri di ricerca, che ha consentito con svariati milioni di euro1 di modificare geneticamente (in laboratorio assicurano) pomodori e viti, cereali e frutta fresca, melanzane carciofi e pioppi, basilico, riso e olivi, non poteva permettersi di presentare dei risultati completamente fuori legge.

Nel 2018 infatti queste tecniche di bioingegneria sono diventate per legge in tutta l’Unione Europea tecniche OGM a tutti gli effetti2 per cui si ha l’impressione che si sia verificato un ordinario sperpero di soldi pubblici solo per far esercitare i nostri ricercatori a rintracciare, ad esempio nel frumento duro, i geni che inibiscono la crescita in dimensione dei semi e ne limitano il numero, provare a disattivarli con la genialità dell’editing e verificare se la resa della nuova varietà da far brevettare aumenta di conseguenza.

campo-mais-2Forse non si otterranno risultati migliori di quelli che molte varietà di frumento originarie già segnalano con una semplice e collaudata selezione massale, addirittura coltivate senza fertilizzanti chimici con il metodo biodinamico, utilizzando una falcia selezionatrice3 adatta a liberare dalle infestanti primaverili i cereali seminati a fila, o con una consociazione temporanea con leguminose4 e concimazioni a base di pollina come già fanno le migliori aziende cerealicole biologiche.
Ma non importa, dato che lo scopo che potremmo ipotizzare è stato quello di consentire ai ricercatori di esercitarsi a diventare creatori di nuove varietà vegetali da mettere a disposizione dell’industria sementiera nazionale e internazionale.

Non importa se creeranno nuove intolleranze o se contamineranno orizzontalmente altre graminacee coltivate o spontanee, lasciando alle generazioni future interi territori con imbarazzanti chimere; l’importante è provare e riprovare dato che prima o poi, per una legge statistica, si riuscirà a trovare varietà che resistono alla siccità, ai parassiti, ai tempi di cottura, ai diserbanti e alle stesse speculazioni naif di chi sentimentalmente crede che la valorizzazione della biodiversità agraria esistente possa salvare il pianeta, come ipotizza il punto 9.1 del trascuratissimo TIRFAA5 (Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura) senza rendersi conto che ormai la maggior parte della produzione sementiera mondiale è in mano a quattro sole società per azioni6.

Succede così che le ricerche fatte con soldi pubblici per sicuri guadagni privati ci consentiranno, se tutto va bene, di avere pomodori transgenici con mutazioni in grado di “innalzare il contenuto di solidi solubili nel frutto”, consentendoci di riprendere lo slogan “pomodori acquosi addio” già lanciato da una giornalista che, pur scrivendo semplicemente per una rivista di uno dei più importanti gruppi editoriali privati europei, si definisce “scientifica”. Non importa se “disattivando un gene implicato nella degradazione della parete cellulare” il pomodoro potrebbe procurare mal di pancia o le piante potrebbero riempirsi di rami improduttivi o se tra 5 anni si potrebbe scoprire che le produzioni di una varietà così modificata si riducono costantemente…

Comprendendo che tutti coloro che confidano in questa scienza sono sinceramente convinti che possa davvero risolvere tutti i problemi che la natura e l’intelligenza millenaria dell’agricoltore non potranno mai risolvere non mi soffermerò sugli altri studi di genetica sperimentale finanziati per non avere fastidiosi noccioli nell’uva e nelle melanzane, per avere pomodori e agrumi arricchiti con più antiossidanti e per evitare alle piante tantissime malattie che si è scoperto non si manifestano in laboratorio.

Nel prossimo intervento vorrei segnalarvi invece la trovata che i partiti di Governo e la signora Meloni hanno presentato in Parlamento l’11 maggio 2022, con due mozioni approvate a larga maggioranza8, che richiedono al Governo di “ricorrere alle nuove tecnologie genetiche dedicate alle piante per aumentarne, in sicurezza, la produttività” avendo probabilmente qualcuno raccontato loro che appena si deregolamentano i nuovi OGM i campi si riempiranno di frumento, pomodori e granturco e che se non si approfitta della guerra e di tutte le emergenze innescate non sarà facile ottenere l’inverosimile.

1 – https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/9613