“Lo ‘spezzatino’ c’era prima, non certo adesso. Con la nuova intesa cabina di regia affidata alla Regione, invece ai cittadini si vorrebbe far credere il contrario”.
Sul Padule di Fucecchio e il nuovo protocollo per la sua gestione è in atto una strumentalizzazione politica e lo “spezzatino” di cui tanto si parla c’era prima, non certo adesso.
E’ questa in estrema sintesi la posizione dei sindaci dei Comuni rivieraschi: Fucecchio (FI), Ponte Buggianese (PT), Altopascio (LU), Cerreto Guidi (FI), Chiesina Uzzanese (PT), Pieve a Nievole (PT), Monsummano Terme (PT), Larciano (PT) e Lamporecchio (PT). Sono i Comuni che il 10 ottobre insieme alla Regione Toscana, alla Città Metropolitana di Firenze e alle Province di Pistoia e Lucca hanno sottoscritto il contestatissimo Protocollo di intesa per la gestione del sistema delle riserve naturali del Padule di Fucecchio e del Lago di Sibolla.
Chi vuole veramente una gestione unitaria, lamentano i sindaci, è sotto attacco da chi preferirebbe tornare alla situazione conflittuale che c’era in precedenza, con le competenze sul Padule frammentate tra le province di Firenze, Pistoia e Lucca.
“Questa nuova intesa – dicono in una nota congiunta – ci sta portando verso la gestione unitaria dell’intera area con la cabina di regia affidata alla Regione Toscana, come voluto dalla legge sul riordino istituzionale. E proprio adesso che stiamo andando verso una gestione più chiara, più semplice e più condivisa, è partita una campagna di disinformazione che vorrebbe far credere ai cittadini il contrario”.
Sarebbe stata presa a pretesto una questione particolare, quella dei Centri Visite di Castelmartini e Sibolla che saranno gestiti in accordo tra i Comuni, “per far credere alle persone che invece tutta la gestione del Padule e delle Riserve Naturali sia frammentata tra vari enti. Ma non è assolutamente così”.
La disinformazione come primo nemico da combattere quindi. “Una disinformazione complessiva – concludono i sindaci dei Comuni rivieraschi – alimentata da personaggi che parlano del Padule di Fucecchio confondendo l’intera area umida, che sono circa 1500 ettari, con le Riserve Naturali che invece sono poco più di 200 ettari. Il Padule di Fucecchio per essere tutelato ha bisogno di essere vissuto e di permettere ai proprietari e alle associazioni di svolgere le attività che hanno svolto storicamente su questo territorio. Soltanto così potremo tutelarlo, non certo con battaglie ideologiche che servono a difendere gli interessi di pochi”.
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