Sappiamo che la transizione ecologica si basa anche sul cambiamento dei consumi alimentari. Eppure facciamo fatica a modificare le vecchie abitudini.
di Sandro Angiolini
8 luglio 2024
Era da tempo che cercavo l’occasione di parlare di un argomento che mi sta particolarmente a cuore: come la transizione ecologica si basi anche sul cambiare i nostri consumi alimentari. E l’occasione me la dà un articolo comparso sul sito web di una rivista inglese, uno dei due grandi Paesi europei dove questa settimana si sono svolte importanti elezioni politiche generali.
Nell’articolo si afferma una cosa semplice ma decisiva per l’ambiente: anche modesti cambiamenti in ciò che mangiamo abitualmente possono avere notevoli impatti per il pianeta, a cominciare dal fare più attenzione al consumo di carne.
Uno studio recente che viene citato sul tema ha raccomandato di assumerne non più di 26 kg l’anno, cioè poco meno di 2,2 kg/mese. Ma attualmente negli USA se ne consumano 120 kg all’anno (e io ricordo un dato di alcuni anni fa dove si parlava di 135 kg/persona). In Europa e in Italia siamo attorno ai 70 kg/anno. Da tenere presente anche che i dati oscillano a seconda delle fonti che si utilizzano, ma l’ordine di grandezza generale è questo.
Il fatto è che i sistemi agro-alimentari responsabili della nostra nutrizione pesano per circa il 30% sulle emissioni totali nell’atmosfera: un’enormità su cui occorre non solo riflettere seriamente ma agire in fretta. Per esempio consumando una volta in meno la carne ogni settimana. E possibilmente sostituendo la carne bovina (se ne mangiate spesso) con quella derivante da specie più efficienti, per il loro metabolismo, nel convertire ciò che mangiano in peso utile, come il pollame.
Così facendo, sostiene l’articolo, non si abbassa solo la nostra “impronta ecologica” sul pianeta come specie umana ma si ottengono una serie di risultati cumulativi positivi per la qualità delle nostre vite: pensiamo soprattutto alle ricadute sulla salute.
Ma se tutto questo è vero, e se, in parte, viene raccomandato già da diversi anni dagli esperti, perché non riusciamo a cambiare abbastanza? Per quella che potremmo definire “inerzia alimentare”: mangiamo prevalentemente ciò che siamo stati abituati a fare, e ciò che troviamo più facilmente a disposizione. In questo i sistemi distributivi del cibo e la pubblicità (se ne vedono ogni tanto di terribili, soprattutto nel formare le abitudini alimentari dei piccoli) hanno un’importanza decisiva.
Ecco, probabilmente possiamo avere un atteggiamento più attivo e meno passivo nello scegliere quanto e cosa mangiare. Per il nostro bene, e per la Terra su cui viviamo. Alle volte basta poco…
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
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