500 ettari di terreni dedicati alla coltivazione delle nocciole su commissione della Ferrero, posizioni contrastanti tra Confagricoltura e Slow Food Valdarno.
di Marcello Bartoli
Sulla produzione di nocciole per la Nutella è scontro tra Confagricoltura e la Condotta Slow Food del Valdarno, secondo la quale il progetto promosso dall’associazione e da Ferrero per destinare 500 ettari di terreni alla coltivazione delle nocciole metterebbe a rischio la biodiversità e l’ambiente nel suo complesso.
“Invitiamo le lobby interessate – scrive Slow Food Valdarno in una lettera aperta alle istituzioni – a desistere dalla volontà di proporre azioni che mettano in pericolo il nostro territorio e favoriscono solo i loro interessi, dichiarando la nostra ferma volontà di manifestare per contrastare le politiche che compromettano uno sviluppo corretto, bello e lungimirante, quindi Buono Pulito e Giusto”.
“Non c’è alcuna evidenza del fatto che l’impianto dei noccioleti nei termini previsti dal nostro accordo con Ferrero possa mettere a rischio l’ambiente – replica Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana -. C’è evidenza del contrario, cioè del fatto che i nostri produttori avranno garantito l’acquisto di un’elevata percentuale di prodotto a un prezzo preventivamente concordato”.
L’Italia è il secondo produttore al mondo di nocciole con una quota di mercato di circa il 12% e segue a distanza la Turchia, che rappresenta da sola il 70% del mercato. La prima regione produttrice è il Lazio, con 45.967 tonnellate annue, di cui 45 mila concentrate nella provincia di Viterbo. Ma la richiesta aumenta e la Ferrero ha lanciato il “Progetto nocciola Italia”, che punta a incentivare la filiera per non dover più dipendere dalle importazioni.
Si tratta del resto di una coltura molto redditizia. Adesso la chiamata è per la Toscana e tra poco le monoculture di noccioleti che si stanno estendendo nel centro Italia arriveranno anche qui, dalla Valdichiana al Valdarno.
Sul tema delle monoculture il sito di Slow Food Italia, nell’aprile del 2019, riportava alcune dichiarazioni del fondatore Carlo Petrini titolando Dal prosecco alle nocciole: le monoculture distruggono il suolo. Secondo Petrini: “Le coltivazioni di un singolo prodotto portano con sé grandi quantità di prodotti fitosanitari che molte volte incidono in maniera negativa sulla salute degli stessi contadini coinvolti nella filiera. Più in generale, siamo in presenza di un processo che sta trasformando paesaggi storici caratterizzati da diverse colture e da una varietà che era parte integrante della loro bellezza in una distesa monocromatica e omogenea. In questo momento, oltre al fenomeno del prosecco nel Nord-est del Paese, stiamo assistendo a un incremento esponenziale della coltivazione della nocciola in quasi tutte le regioni“.
“La domanda di nocciole da parte di grandi aziende dolciarie e multinazionali conquista migliaia di ettari agricoli in zone dove per tradizione trovavano dimora altre coltivazioni – continuava Petrini -. Un’area molto ampia tra Lazio, Umbria e Toscana ha cambiato drasticamente il paesaggio, oggi dominato proprio da una monotona distesa di noccioleti. (…) Il mondo agricolo deve prendere coscienza che la monocoltura intensiva è l’anticamera di una situazione di insostenibilità ambientale e sociale”.
Su tutt’altra lunghezza d’onda il presidente di Confagricoltura Toscana: “Siamo i primi a riconoscere nella sostenibilità l’arma da usare per far entrare i giovani nelle aziende e per garantire una sufficiente redditività delle nostre attività. La sostenibilità ambientale, economica e sociale è il nostro principale obiettivo. Ci lascia a dir poco perplessi chi pretende di subordinare la libertà di impresa non alla reale tutela dell’ambiente, ma a prese di posizione ideologiche e prive di riscontri oggettivi”.
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