All’agricoltura che usa la chimica di sintesi va la quasi totalità degli incentivi, mentre al biologico restano le briciole. FederBio: chi inquina non paga.
Il 27 novembre il Rapporto “Cambia la Terra” arriva alla Camera dei Deputati. A due mesi dalla divulgazione del documento elaborato da FederBio con ISDE- Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu e WWF, la coalizione che ha dato vita al progetto “Cambia la Terra – No ai pesticidi, Sì al biologico” presenta le sue proposte alla politica per fermare il degrado dei suoli, delle acque, del clima e per produrre cibi più sani.
Uno degli aspetti che emergono dal rapporto è che all’agricoltura che fa uso di pesticidi, diserbanti e fertilizzanti sintetici va la quasi totalità dei finanziamenti europei e nazionali. La politica agricola comunitaria sovvenziona infatti per il 97,7% l’agricoltura convenzionale. Al biologico invece, che in Italia rappresenta il 14,5% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU), vanno le briciole: solo 1,8 miliardi su un totale di fondi europei e italiani per l’agricoltura di circa 62,5 miliardi.
L’uso massiccio della chimica di sintesi e l’inquinamento che ne deriva provocano anche, secondo il Rapporto, costi consistenti in termini di salute e ambiente, una palese inversione della regola “chi inquina paga”.
“E non è il modello agricolo ad alto impatto ambientale a farsi carico della tutela degli ecosistemi – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, imprenditrice agricola toscana e membro dell’ufficio di presidenza Federbio – ma sono gli operatori del biologico a sopportare i costi prodotti dall’inquinamento causato dalla chimica di sintesi: il costo della certificazione; il costo della burocrazia; il costo della maggiore quantità di lavoro necessaria a produrre in maniera efficace e a proteggere il raccolto dai parassiti, senza ricorso a concimi di sintesi e diserbanti; il costo della fascia di rispetto tra campi convenzionali e campi biologici”.
L’Italia si trova esposta in prima linea nella battaglia contro il rischio chimico: il rapporto rammenta che siamo al terzo posto tra i consumatori di pesticidi a livello europeo. Mentre il consumo di principio attivo nella UE è mediamente di 3,8 chili per ettaro, in Italia si arriva a 5,7 chili per ettaro: in 10 anni – dal 2006 al 2016 – si è registrato un aumento della spesa del 50% per i pesticidi e del 35% per i concimi.
Occorrono senz’altro scelte coraggiose per ridurre l’uso della chimica di sintesi in agricoltura, un intero modello deve essere ripensato e non è facile. Ma questi dati devono indurre a riflettere, e a farlo con urgenza, prima che il degrado dell’ambiente diventi irreversibile.
Fonte: FederBio
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