Urbanistica

No a un centro commerciale nell’area ex Italcementi di Pelago, lanciata una petizione

Pelago-ex-Italcementi
Valdisieve in Transizione: “La nascita di questa struttura, di dimensioni spropositate, spazzerebbe via l’economia locale costringendo molti esercizi a chiudere i battenti”.

 

di Gabriella Congedo

PELAGO (Fi) – Quale modello di sviluppo si vuole per i territori montani della Toscana? La ristrutturazione della ex Italcementi a Pelago è da mesi al centro di discussioni e pareri contrastanti. La struttura, acquistata da privati, potrebbe diventare un grande centro commerciale. C’è chi ritiene possa essere una grande opportunità e chi pensa che sarebbe il colpo di grazia per tutte le attività commerciali del territorio, già messe a dura prova dal Covid.
Per ora si tratta di una proposta e nessuna decisione definitiva è ancora stata presa. Pontassieve, circa 20.000 abitanti e Pelago, neanche 8.000, sono i centri più coinvolti. Luoghi che conservano integra l’anima della piccola comunità.

PelagoAdesso però nell’Unione dei Comuni della Valdisieve, di cui Pelago e Pontassieve fanno parte, è in corso di definizione il nuovo Piano Strutturale Intercomunale, uno strumento nuovo che dovrebbe tutelare il territorio da uno sfruttamento selvaggio. C’è il rischio concreto che si cerchi di far passare operazioni meno sostenibili prima che il Piano venga approvato ed entri in vigore, mette in guardia il movimento ecologista Valdisieve in Transizione. Che contro il progetto del centro commerciale ha lanciato una petizione sulla piattaforma Change.org.

“Nel comune di Pelago, sul territorio limitrofo al centro di Pontassieve – si legge nella petizione – dopo la realizzazione di un centro logistico di 14.000 mq sul fianco di una collina, si stanno facendo delle operazioni che sembrano portare verso la futura costruzione di un nuovo quanto inutile centro commerciale nell’area dell’ex-cementificio Italcementi. La nascita di questa struttura, di dimensioni spropositate rispetto al bacino di utenza, spazzerebbe via l’economia locale dei due paesi, costringendo molti esercizi a chiudere i battenti, lasciando il deserto dove oggi resistono molte attività indipendenti e storiche, già pesantemente danneggiate dalla presenza degli attuali supermercati storici”.

Non solo i commercianti, ma tutti i cittadini vedrebbero il loro territorio svuotato di quei pochi segni di vita che ancora resistono. “Le previste compensazioni atte a sanare il sacrificio del territorio – prosegue il documento – non sono sufficienti né adeguate: non ci si deve dimenticare infatti che lo spazio dell’ex cementificio ha segnato profondamente i nostri luoghi e la nostra storia negli ultimi cento anni, dando sì lavoro e occupazione, ma anche portandosi via vite, sfruttando e inquinando irreparabilmente il territorio”.

La proposta è di destinarlo a opere culturali e di utilità sociale delle quali la zona è carente: biblioteche, cinema e teatro, spazi per gli artigiani, un centro di riuso e magari un distaccamento di una facoltà universitaria “che possa riportare i giovani a conoscere questa meravigliosa parte della Toscana. Questi sono, ovviamente, solo degli esempi; sarebbe necessario iniziare un percorso condiviso per capire, insieme a tutta la popolazione, come utilizzare questa che è una enorme ricchezza in modo che divenga il centro di un vero, duraturo e sostenibile sviluppo per la Valdisieve”.

Chi volesse firmare la petizione può cliccare qui

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