Un parassita alieno sta decimando dal 2017 la più grande bivalve del Mediterraneo. Ma finora, accusa Legambiente, nulla è stato fatto in Toscana per arginare la moria.
di Gabriella Congedo
LIVORNO, GROSSETO – La Pinna Nobilis, la più grande conchiglia bivalve del Mediterraneo, rischia di scomparire per sempre dai fondali dell’Arcipelago Toscano, ma finora nulla è stato fatto per arginare la moria.
L’allarme arriva da Legambiente Arcipelago Toscano che già nell’aprile 2019 aveva segnalato la progressiva scomparsa di questa magnifica conchiglia che può arrivare fino a un metro di lunghezza. Il killer che sta decimando le nacchere – o gnacchere come le chiamano all’isola d’Elba – è un parassita alieno, l’Haplosporidium pinnae, che è riuscito a invadere il mare dell’Arcipelago tre anni dopo il suo arrivo nel Mediterraneo occidentale.
Le prime segnalazioni – spiega l’associazione ambientalista – erano partite nell’aprile 2019 sia dalla Capitaneria di Porto di Portoferraio che da pescatori e subacquei dell’Elba e di Giannutri. Ma già l’anno prima un’indagine del Settore Mare di ARPAT aveva riscontrato un’alta percentuale di nacchere morte nei fondali di Giannutri. E dunque, ne deduce il Cigno Verde, l’azione del protozoo killer in queste acque era già iniziata nel 2017. Ciò nonostante da allora nessun intervento è stato messo in programma, nessuna task force attivata, come hanno fatto invece i gestori dell’Area Marina Protetta di Miramare (Trieste) che hanno coinvolto da tempo Università, Ispra e Regione.
«Eppure – ribadisce Emanuele Zendri, responsabile di Legambiente Arcipelago Toscano per Giannutri – anche l’IUCN (International Union for Conservation of Nature) ha inserito la Pinna nobilis nella Lista Rossa delle specie in pericolo di estinzione. E nella mappa di distribuzione dell’epidemia realizzata dall’IUCN-Med mancano i dati relativi all’Arcipelago Toscano, probabilmente perché non sono arrivate informazioni».
La Pinna nobilis è importantissima per la salute del mare perché contribuisce anche a ripulire l’acqua filtrando le particelle organiche. E neL ricordare che Giannutri aspetta dal 1982 che venga istituita l’area marina protetta “sarebbe urgente – conclude Zendri – che tutte le istituzioni interessate, a cominciare da ministero dell’Ambiente, segretariato Pelagos e Regione, si dessero una mossa prima che il più grande bivalve del Mediterraneo scompaia per sempre dalle acque dell’Arcipelago e del mare toscano”.
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