Un progetto di tutela ambientale del Consorzio di Bonifica Basso Valdarno e Università di Pisa. Il dispositivo non danneggia l’ecosistema fluviale.
Redazione
SAN GIULIANO TERME (Pi) – Una barriera mobile che cattura le macroplastiche nei corsi d’acqua prima che arrivino in mare senza interferire con la vita del fiume. È il progetto portato avanti dal Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno grazie a una convenzione di ricerca con il Dipartimento di Ingegneria dell’energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni dell’Università di Pisa. Il tutto finanziato con i fondi regionali del Piano di Sviluppo Rurale.
Il progetto ha già un’applicazione pratica a San Giuliano Terme, in provincia di Pisa: la barriera mobile sperimentale per trattenere le plastiche installata all’interno del canale demaniale di Ripafratta, che dopo 12 km sfocia in Arno.
Che gran parte della plastica in mare sia portata dai fiumi non è certo una novità. Quello che impressiona sono i numeri. Uno studio appena pubblicato su Nature Sustainability – a cui ha partecipato anche ISPRA – rivela che ogni anno dai fiumi europei finiscono in mare più di 600 milioni di macrorifiuti galleggianti (maggiori di 2,5 cm); otto su dieci sono di plastica e il 40% arriva al mare già frammentato. Occorre dunque fermarli prima che ci arrivino.
L’Università di Pisa ci sta lavorando da tempo. «Da molti anni in laboratorio studiamo e sperimentiamo opere di ingegneria naturalistica a basso impatto ambientale per riqualificare l’habitat fluviale – spiega Stefano Pagliara, professore di Idraulica e Costruzioni Idrauliche del Destec UniPi -. Visto il forte problema delle macroplastiche abbiamo deciso di iniziare l’attività di ricerca in modo da bloccare le plastiche prima dell’immissione in mare, ovvero nei corsi d’acqua. Stiamo studiando varie soluzioni poco invasive e facilmente realizzabili”.
“Per la plastica resta fondamentale la raccolta laddove si accumula – aggiunge l’assessore regionale all’Ambiente Monia Monni, presente il 18 giugno a San Giuliano Terme all’inaugurazione della barriera mobile – Il progetto che presentiamo oggi punta proprio a un intervento mirato, innovativo, tecnologico e a basso impatto ambientale sui corsi d’acqua”.
La sfida è riuscire a intercettare il materiale plastico che viaggia nei corsi d’acqua trasportato dalla corrente senza disturbare l’ecosistema fluviale.
“Il sistema non interferisce con la vita del fiume, non reca danno alla flora e alla fauna ed è progettato per restare in posizione per lungo tempo – commenta Ilaria Nieri, ingegnere Ph.D. borsista Destec UniPi – Inoltre resta operativo durante le piogge ordinarie e permette lo scorrimento libero delle acque senza alterarne la portata e la velocità, così come il passaggio di animali acquatici e dei detriti fluviali naturali che arrivano al mare alimentando le coste».
I ricercatori stanno facendo un gran lavoro e gliene siamo grati. Tutti però sappiamo che per risolvere il problema della plastica in mare bisogna ridurne l’uso, soprattutto dell’usa e getta, in maniera molto più drastica di quanto non si sia fatto finora. Ma questa è un’altra storia.
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