Secondo una ricerca delll’Università di Pisa le alte temperature ne aumentano l’assorbimento nei vegetali e il passaggio nella catena alimentare.
Redazione
11 febbraio 2025
PISA – Una recente ricerca commissionata da Vera studio a un gruppo di esperti dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli ha confermato che le microplastiche sono ormai ovunque nel corpo umano e che le concentrazioni più elevate in un cervello di peso medio di un adulto corrispondono all’equivalente di un terzo di una bottiglia di plastica da 1,5 litri. Le micro e nanoplastiche riscontrate più frequentemente provengono da materiali ampiamente utilizzati nella vita quotidiana come contenitori per bevande e alimenti, tubature per l’acqua e tessuti sintetici come nylon e poliestere.
Ad alimentare le preoccupazioni per la nostra salute si aggiunge una ricerca condotta dal gruppo di Botanica e Fisiologia Vegetale dell’Università di Pisa che ha rilevato come le alte temperature aumentino l’assorbimento delle nanoplastiche da parte delle piante e di conseguenza da parte dell’uomo attraverso l’alimentazione. La sperimentazione coordinata da Monica Ruffini Castiglione e Carmelina Spanò ha impiegato come pianta modello Azolla filiculoides Lam, una piccola felce acquatica galleggiante con radici fluttuanti e sottili che assorbono le sostanze disciolte nell’acqua.
Come inquinante sono state utilizzate nanoplastiche di polistirene, una delle materie plastiche più comuni e diffuse con cui si realizzano ad esempio posate e piatti usa e getta, imballaggi, contenitori da asporto e seminiere per l’ortoflorovivaismo. Dai dati è emerso che a 35° la presenza di nanoplastiche aumenta apprezzabilmente all’interno della pianta rispetto alla situazione ottimale a 25°. Questo provoca il deterioramento dei parametri fotosintetici e l’aumento dello stress ossidativo e della tossicità nelle piante.
L’impiego di nanoplastiche fluorescenti ha permesso alle ricercatrici di tracciarne con precisione l’assorbimento e la distribuzione nei tessuti e negli organi vegetali. “Il maggior assorbimento in condizioni di alte temperature da parte delle piante solleva preoccupazioni riguardo al possibile impatto sulle colture di interesse agronomico, con implicazioni potenzialmente rilevanti per l’ingresso di queste sostanze nella catena alimentare” dichiarano le ricercatrici che si occupano da anni delle risposte di piante modello e di interesse agronomico a metalli, anche in forma nanometrica, e a contaminanti emergenti.
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