È partito da Capraia il progetto di riqualificazione condotto dal Parco nazionale, nelle prossime settimane i lavori anche all’isola d’Elba e a Pianosa.
di Gabriella Congedo
22 marzo 2025
ISOLA DI CAPRAIA (Li) – Un esempio di perfetta armonia tra l’uomo e la natura, al punto che l’Unesco nel 2018 li ha riconosciuti come Patrimonio Immateriale dell’Umanità: sono i muretti a secco, una delle più antiche e affascinanti tecniche costruttive inventate dall’uomo per modellare il territorio e renderlo adatto alla coltivazione.
Diffusi in quasi tutte le regioni italiane e in alcune parti d’Europa servivano anche a combattere l’erosione e a prevenire frane e alluvioni. Per costruirli non si usava malta o cemento, solo pietre locali incastrate sapientemente tra loro. Una tecnica andata ormai persa, come rischiano di andare persi per sempre i muretti a secco sopravvissuti sul nostro territorio, testimonianze fragili che avrebbero bisogno di una manutenzione costante ma, a parte alcuni casi, sono stati abbandonati all’incuria.
Nelle isole dell’Arcipelago Toscano i muretti a secco a sostegno dei terrazzamenti sono il simbolo di un’agricoltura eroica che ha sfidato erte e terreni scoscesi. Ma hanno urgente bisogno di restauri. La buona notizia è che ora, grazie a un sostanzioso finanziamento di 1,3 milioni di euro del ministero dell’Ambiente, sono potuti iniziare i lavori di ripristino condotti dal Parco Nazionale.
I primi interventi riguardano l’isola di Capraia – dove l’Ente Parco ha appaltato un primo lotto di lavori per una somma di 350 mila euro – e interesseranno La Mortola, il sentiero del Reganico e la via del Semaforo. In queste tre aree sono previsti il rifacimento parziale dei muretti in corrispondenza di piccoli crolli e la sistemazione del piano di calpestio del sentiero nei tratti in cui risulta dissestato.
Nelle prossime settimane partiranno i lavori di ulteriori due lotti nell’isola d’Elba e nell‘isola di Pianosa. All’Elba i lavori interesseranno le località Pomonte e San Cerbone – Monte Perone mentre a Pianosa il terzo e ultimo lotto si concentrerà sul recupero di alcuni tratti di muri in pessimo stato di conservazione nel settore che si affaccia su Cala Giovanna. Nei prossimi anni altri interventi coinvolgeranno l’Isola del Giglio.
Un lavoro importante per salvare quei terrazzamenti che, spiega il presidente del Parco Giampiero Sammuri, “rappresentano spesso la testimonianza tangibile di un’agricoltura definita eroica per le difficoltà che comportava e tuttora comporta la coltivazione dei ripidi pendii che, fin da tempi remoti, è stata la principale attività economica per la maggior parte degli abitanti di realtà rurali come quelle delle isole dell’Arcipelago Toscano”.
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