Segnalazioni

A Monteferrato nel Pratese una nuova antenna telefonica in un’area naturale protetta

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Foto da Atto Primo

Alta 34 metri è stata collocata in un’area di pregio e ad alto rischio idrogeologico. Preoccupa anche l’esposizione a un altro campo elettromagnetico.

 

A cura di Atto Primo, Osservatorio Ambientale Pratese, PratoPartecipa
22 gennaio 2024

MONTEFERRATO (Po) – Fra Natale e l’Epifania, in tutta fretta e camuffando i lavori tra quelli di ripristino post-alluvione, l’Area naturale protetta del Monteferrato è stata violata dall’installazione di un’antenna per la telefonia mobile alta ben 34 metri, molto impattante dal punto di vista visivo e deturpante dal punto di vista ambientale. L’installazione è stata preceduta da un parziale disboscamento dell’area e dalla cementificazione per la posa della piattaforma, senza che i cittadini fossero stati preventivamente avvertiti né coinvolti (unico avvertimento: un piccolo cartello, seminascosto, piazzato sulle pendici del monte).

L’Area naturale protetta del Monteferrato, istituita nel 1998, comprende un’ampia zona tra i comuni di Prato, Montemurlo e Vaiano e rappresenta un’area naturalistica di grande valore, con un patrimonio faunistico di pregio che comprende specie di uccelli e mammiferi ormai rari o scomparsi in altri territori. Fino al 2020 (purtroppo non è stato più riaperta dopo il periodo Covid) l’area ha ospitato anche il Centro di Scienze Naturali della Fondazione del Comune di Prato, che fin dalla sua apertura – nel lontano 1967 – ha ospitato animali domestici e selvatici protetti, offrendo percorsi di osservazione della fauna e della flora endemica locale, attività di educazione ambientale per le scuole e di divulgazione scientifica.

Il Monteferrato è un’area naturalistica per eccellenza anche dal punto di vista geologico e ofiolitico per la presenza del marmo verde (o serpentino pratese), per l’esistenza di una folta vegetazione arborea –soprattutto pini, ma anche altri alberi ad alto fusto – per la presenza delle orchidee selvatiche e altre specie rare di fiori. L’area è importante altresì dal punto di vista archeologico per la scoperta della stazione musteriana (risalente al periodo neanderthaliano) in diaspro rosso, conservata al museo del Centro di Scienze Naturali, oggi purtroppo chiuso al pubblico. È da quest’area che parte la sentieristica del Cai per la vetta del Monteferrato e per tutto il crinale, ricongiungendosi ai sentieri dell’Appennino.

E qui, mentre tutto il paese di Figline mostra ancora ben evidenti i pesanti danni dell’alluvione dello scorso novembre (sono stati eseguiti solo i lavori di massima urgenza, ma moltissimo resta ancora da fare – a partire dai lavori agli argini della Bardena – con il paese ancora disseminato da transenne), in questo territorio così prezioso da un punto di vista paesaggistico e ambientale (un vero “polmone verde” per i Comuni circostanti) si è proceduto ad aprire un cantiere per l’installazione di un’antenna, che è stata collocata appunto in un’area ad alto rischio idrogeologico, proprio in uno dei punti più drammaticamente devastati dall’alluvione di pochi mesi fa.

Per procedere all’installazione è stata peraltro risistemata esclusivamente la viabilità per l’accesso al cantiere, mentre il resto della ciclabile in direzione di Galceti rimane drammaticamente divelta – e pericolosa – a seguito dell’alluvione. La cittadinanza ha inoltre constatato – e ripetutamente segnalato – che le ditte esecutrici dei lavori hanno avuto accesso all’area senza le dovute autorizzazioni al transito di mezzi pesanti e macchinari. La sicurezza del cantiere non è stata né adeguatamente seguita né coordinata: i cittadini hanno segnalato che anche mezzi privati hanno avuto accesso al cantiere, che non è adeguatamente delimitato, mettendo così a repentaglio l’incolumità dei passanti durante le operazioni più pericolose (come quelle in cui le gru hanno issato il palo dell’antenna).

Da evidenziare infine l’estrema vicinanza dell’antenna alle abitazioni (le prime case si trovano a non più di un centinaio di metri) anche se l’area di installazione è classificata come area rurale. Una parte della popolazione è seriamente preoccupata anche per l’esposizione a un nuovo campo elettromagnetico continuativo (di entità ancora da accertare), che si andrà a sommare al già presente campo elettromagnetico di fondo. I cittadini richiedono pertanto approfondimenti seri da parte delle istituzioni e chiarimenti sulle misurazioni.

Come associazioni ci aspettiamo quindi una presa di consapevolezza da parte del Comune di Prato riguardo alla mancanza di cura del suo territorio, che sembra ormai completamente in mano alle multinazionali della telefonia mobile, tanto che la stessa Arpat nel marzo 2021 dichiarò la necessità di uno stop alle autorizzazioni per nuovi impianti di telefonia in quanto lo spazio elettromagnetico del comune di Prato è saturo.

Da un accesso agli atti fatto da alcune associazioni nel 2021 è emersa infatti l’esistenza sul territorio pratese di oltre 100 antenne (ma ora sono di più), un fenomeno molto grave se si pensa all’impatto dell’elettrosmog sulla salute pubblica, com’è emerso anche dalla mappatura delle antenne (fatta da Atto Primo) in relazione alle fonti inquinanti e ai siti sensibili. L’amministrazione pratese non può più tirarsi indietro o dare risposte vaghe e non assumersi le responsabilità dirette e indirette di questa grave situazione che deturpa l’ambiente e mina il benessere della collettività.

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