I dati del dossier Nevediversa 2025, in 5 anni raddoppiati gli impianti sciistici dismessi. Legambiente: “Voltare pagina e investire sul turismo dolce”.
di Iacopo Ricci
15 febbraio 2025
PISTOIA – Dalle Alpi agli Appennini nevica sempre meno e gli impianti sciistici dismessi sono raddoppiati in cinque anni mentre aumentano i costosissimi bacini di innevamento artificiale. È il quadro che emerge dal dossier di Legambiente Nevediversa 2025 “Una nuova montagna è possibile?” , il report annuale che fotografa lo stato di salute delle nostre montagne e delle attività legate allo sci.
I numeri parlano chiaro: 265 stazioni sciistiche non più funzionanti, un dato raddoppiato rispetto al 2020 quando ne erano state censite 132. Piemonte (76), Lombardia (33), Abruzzo (31) e Veneto (30) le regioni con più strutture dismesse. A queste si aggiungono 112 strutture temporaneamente chiuse, 128 quelle un “po’ aperte un po’ chiuse” mentre salgono a 218 gli impianti sottoposti ad “accanimenti terapeutici”.
La causa di questa crisi, come ha sottolineato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, sta nella crisi climatica che avanza a ritmi preoccupanti: le nevicate diminuiscono, i ghiacciai si sciolgono, gli impianti chiudono. Tutte facce della stessa medaglia. I dati della Fondazione per il Monitoraggio Ambientale (CIMA) non lasciano dubbi: al 13 febbraio 2025 sulle Alpi nella fascia tra i 1.000 e i 2.000 metri la riduzione dell’innevamento è del 71% e addirittura del 94% sugli Appennini. Salendo più in alto, tra i 2.000 ei 3.000 metri, il deficit si attesta al 43% sulle Alpi e al 78% sugli Appennini. Tutto questo alimenta la pratica dell’innevamento artificiale che spesso è l’unico (e costoso) modo per garantire la settimana bianca.
Insomma la montagna è cambiata, i vecchi modelli di sfruttamento turistico non funzionano più e bisognerebbe farsene una ragione. Invece si continuano a coltivare progetti faraonici come quello della nuova funivia Doganaccia – Corno alle Scale nell’Appennino pistoiese. Una “grande opera” da quasi 16 milioni di euro contro la quale sono schierate tutte le principali associazioni ambientaliste e una miriade di associazioni e comitati locali.
“In occasione della presentazione del Report Nevediversa 2025 come Legambiente Toscana vogliamo riportare all’attenzione il progetto distorto della Nuova Funivia Doganaccia Corno alle Scale nell’Appennino Pistoiese – ha dichiarato Samuele Pesce, responsabile montagna di Legambiente Toscana – Presentato come elemento di collegamento fra Toscana ed Emilia Romagna in realtà non raggiunge nemmeno il lago Scaffaiolo, si ferma a circa 850 metri dalla stazione di arrivo dell’impianto emiliano e il “collegamento” si realizza con l’uso di un tratto del sentiero di crinale 00, non percorribile in condizioni di innevamento con scarponi e sci in spalla. Crediamo che il progetto rientri in una visione distorta e anacronistica di turismo di massa che non favorisce la destagionalizzazione estiva, che tra l’altro contrasta con l’istituzione di una zona ZSC che già soffre di eccessivo impatto antropico”.
Su come uscire dalla crisi Legambiente non ha dubbi, occorre voltare pagina e puntare sul turismo dolce: “Bisogna ripensare il turismo invernale in una chiave più sostenibile e al tempo stesso avviare percorsi di governance tra le istituzioni, le comunità locali e le realtà territoriali replicando le buone pratiche di turismo dolce. Da qui bisogna partire se si vuole davvero voltare pagina nella consapevolezza che la crisi climatica sta ridisegnando il nostro rapporto con la montagna”.
Aggiungi un commento