Il Next generation EU è un’occasione storica per presentare progetti ambiziosi anche nel settore ambientale. Ma all’orizzonte finora si è visto ben poco…
di Sandro Angiolini
È uscito pochi giorni fa un rapporto di ASSONIME (l’Associazione delle Società per Azioni) incentrato su come assicurare un utilizzo veloce ed efficace dei fondi di Next generation EU (pare fino a € 209 miliardi) e non perdere un’occasione irripetibile di rinnovamento del Paese. Il progetto di ripartizione di responsabilità tra i vari livelli di Governo (nazionale, regionale, decentrato) è stato già inviato a tutti gli organi istituzionali più rilevanti.
In estrema sintesi, il progetto muove dalla convinzione che la gestione dei nuovi Fondi EU richieda la maggiore condivisione possibile a livello politico (tra maggioranza e opposizione) e istituzionale (tra Governo e Parlamento, con il coinvolgimento delle amministrazioni centrali e periferiche e dei principali stakeholder nell’economia e nella società).
Questa notizia suscita in me alcune riflessioni, che condivido con voi:
1) Non è la prima volta che soggetti autorevoli preparano rapporti di un certo peso e utilità per il futuro del nostro Paese (come il rapporto Colao dello scorso giugno). Ma quasi nessuno a livello governativo/istituzionale poi se li fila: il sospetto che la gestione della crisi e della sua ripresa stiano diventando sempre più pericolosamente centralizzati è molto forte, e ciò non può che preoccupare. Di fatto, dei progetti che i ministeri a Roma stanno predisponendo per la UE non si sa quasi niente. Con due rischi collegati:
– che ci si ritrovi con una minestra già pronta, e difficile poi da gestire concretamente nei territori locali;
– che vengano approvati progetti “datati”, incapaci di facilitare il rinnovamento profondo di cui l’Italia ha bisogno.
2) Per cercare di ovviare a questi pericoli mi sarei francamente aspettato che le autorità regionali alzassero maggiormente la voce: il fatto che siamo di fronte a una pandemia non implica necessariamente che tutto il resto abbia poca importanza. E che le reti di associazioni (di vari settori, compreso quello ambientale) facessero altrettanto, magari cogliendo quest’occasione storica per presentare spontaneamente dei progetti ambiziosi di medio-lungo periodo (per esempio sull’economia circolare piuttosto che sulla promozione del turismo e del trasporto sostenibili, sulle infrastrutture “verdi” piuttosto che sulla prevenzione dei rischi idrogeologici, etc). Forse sbaglio, ma non ho visto questo tipo di attività (o forse i media non la degnano di sufficiente attenzione).
3) Alla fine temo che finiremo per non essere capaci di spendere neanche tutti i fondi che arriveranno. Dato che in passato abbiamo dimostrato di non essere in grado di farlo per tanti tipi di fondi europei – e continuiamo a dimostrarlo anche adesso – questo sembra un esito probabile. Dopo il quale il Governo (o le singole Regioni) affiderebbero a qualcuno il compito di preparare un rapporto per capirne le ragioni…
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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