Con il progetto GRRinPORT un piano di azione per decontaminare i sedimenti e riutilizzarli come materiali di recupero nei cantieri.
PISA – La gestione incontrollata delle attività portuali, sia in aree fortemente antropizzate che in prossimità di zone di interesse naturalistico o in contesti vulnerabili può provocare pericolose ripercussioni sull’ambiente. Tra le cause, la maggiore produzione di rifiuti potenzialmente adatti al riciclo e al riutilizzo.
Ancora oggi la maggioranza dei porti d’Italia fanno dello smaltimento in discarica la prima soluzione applicata, ma un grande problema resta lo sversamento dei rifiuti in mare. Il principale effetto negativo dell’attuale sistema di gestione deriva soprattutto dalla scarsa informazione e sensibilizzazione dei fruitori del porto, dalla carenza o assenza delle infrastrutture di conferimento nei porti, ma anche dalla necessità per i fruitori di doversi adattare a regole e procedure diverse in ogni porto o Paese.
Adesso l’Università di Pisa ha messa a punto un protocollo per decontaminare i sedimenti dei porti di oltre il 60% dei metalli pesanti in soli 100 giorni. La sperimentazione è avvenuta a Piombino nell’ambito del progetto GRRinPORT (acronimo di Gestione sostenibile dei rifiuti e dei reflui nei porti) appena giunto a conclusione. Avviato nel 2018 ha interessato i porti di Piombino, Ajaccio, Livorno e Cagliari ed è stato finanziato dal Programma Interregionale Marittimo Italia–Francia.
In particolare i ricercatori dell’Università di Pisa e dell’Ispra hanno prodotto un piano di azione per la gestione sostenibile dei sedimenti che ha portato alla definizione di una procedura utile caso per caso.
“I risultati delle prove di elettrocinesi sui sedimenti marini prelevati dal porto di Piombino che abbiamo svolto nel laboratorio LISAP del Destec sono promettenti – ha detto Renato Iannelli dell’Università di Pisa –. L’obiettivo ora è di ottimizzare il processo per ridurre i consumi elettrici e di materiali, i tempi di trattamento e gli scarti”.
Una volta decontaminati, i sedimenti potranno essere riusati nell’ottica dell’economia circolare come materiali di recupero nei cantieri e nei manti stradali.
Fonte: Università di Pisa
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