Agricoltura

Meno chimica nei campi, un bando della Regione incentiva l’antica pratica della bulatura

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Con la consociazione di cereali e leguminose si riducono pesticidi e diserbanti. Premio di 209 euro a ettaro per gli agricoltori che si impegnano ad adottarla.

 

Redazione
30 dicembre 2024

Ridurre l’uso di fertilizzanti e pesticidi incentivando un’antica pratica agronomica caduta in disuso. È l’obiettivo del bando della Regione Toscana che dà sostegni economici agli agricoltori che si impegnano a introdurre la pratica della “bulatura”, cioè la trasemina di leguminose su cereali. Lo prevede la delibera approvata dalla Giunta toscana su proposta della vicepresidente e assessora all’Agroalimentare Stefania Saccardi che prevede un pagamento annuale per ettaro di seminativo a favore degli agricoltori che si impegnano a introdurre la bulatura.
Quest’antica tecnica agronomica consiste nella consociazione tra due colture, in genere un cereale e una leguminosa. Il cereale viene seminato in autunno (frumento, farro, orzo, avena) mentre la leguminosa viene traseminata sullo stesso campo a fine inverno o a inizio primavera. Molto diffusa in passato, la bulatura è andata in disuso nell’agricoltura moderna soppiantata dalla diffusione dei fertilizzanti chimici.

I vantaggi della bulatura

Con una dotazione di un milione e 500 mila euro per il quinquennio di impegno il bando promuove una pratica che favorisce l’aumento della biomassa di radici che si sviluppa nel terreno. Questo attira gli organismi benefici come i lombrichi, incrementa la fertilità del suolo e lo stoccaggio di carbonio organico.
Il maggiore contenuto di sostanza organica riduce anche i rischi di erosione e aumenta la capacità di trattenere l’acqua, contribuendo all’adattamento ai cambiamenti climatici. Al tempo stesso riduce il fabbisogno di fertilizzazioni azotate nella coltura successiva e di conseguenza le emissioni dannose e la lisciviazione dei nitrati nelle acque di percolazione.
Le leguminose traseminate inoltre entrano in competizione con le infestanti e questo consente di ridurre o eliminare i diserbanti.

L’incentivo

L’aiuto consiste nell’erogazione di un premio annuale pari a 209 euro per ettaro di coltura cerealicola interessata da trasemina di leguminose a fronte di un impegno quinquennale. Chi partecipa al bando deve impegnarsi su una superficie minima di un 1 ettaro.
Sono beneficiari dell’intervento gli agricoltori singoli o associati e gli enti pubblici gestori di aziende agricole.
Sosteniamo in questo modo le imprese agricole nella transizione verso modelli di coltivazione maggiormente rispettosi dell’ambiente – ha detto il presidente Eugenio Giani – con l’obiettivo di ridurre l’apporto di fitofarmaci e sostanze chimiche limitando e proteggendo dall’erosione i suoli, migliorando la qualità delle acque e diffondendo i metodi di coltivazione biologica”.

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