Si chiedono modifiche al Codice dei Beni culturali e del Paesaggio. Contrario il M5S: “Deregulation inaccettabile, invieremo segnalazione al Governo”.
di Gabriella Congedo
Meno burocrazia per i tagli boschivi. Lo chiede a gran voce il Consiglio regionale della Toscana che ieri ha approvato a maggioranza (unici voti contrari quelli del M5S) una proposta di legge al Parlamento dal titolo: “Disposizioni di semplificazione in materia di selvicoltura. Modifiche al d.lgs. 42/2004”. Dove si chiede in sostanza di intervenire sul Codice dei Beni culturali e del Paesaggio per superare, spiega una nota del Consiglio regionale, “le difficoltà burocratiche legate all’obbligo dell’autorizzazione paesaggistica anche solo per il taglio di un piccolo appezzamento”.
Con la sua proposta di legge nazionale dunque la Regione Toscana chiede la modifica dell’articolo 149 del Codice che attualmente esclude la necessità di autorizzazione paesaggistica per una serie di interventi quali “taglio colturale, forestazione, riforestazione, opere di bonifica, antincendio e di conservazione” nel caso in cui i boschi e le foreste interessate siano quelle “vincolate ex lege” per effetto delle disposizioni prima contenute nella cosiddetta “Legge Galasso” e oggi confluite nel Codice (articolo 142, Aree tutelate per legge).
La Regione chiede invece di includere tra gli interventi esclusi dall’autorizzazione anche quelli in boschi e foreste dichiarati di “notevole interesse pubblico” ai sensi dell’articolo 136 e successivi del Codice.
“Si propone di modificare l’art 149 del Codice specificando che gli interventi di taglio colturale, forestazione, riforestazione, opere di bonifica, antincendio e di conservazione non sono soggetti all’autorizzazione paesaggistica nemmeno quando interessano boschi e foreste ricompresi nelle aree dichiarate di notevole interesse pubblico. La richiesta è di trattare alla stessa stregua zone che in sostanza hanno la stessa tipologia” ha spiegato la presidente della commissione Sviluppo economico e rurale Ilaria Bugetti (Pd).
La proposta di legge approvata ieri mette in pratica il contenuto di due mozioni votate a larga maggioranza dal Consiglio lo scorso dicembre, che, appunto, impegnavano la Giunta regionale ad attivarsi nei confronti di Governo e Parlamento per definire con chiarezza la normativa statale in materia (a partire proprio dal Codice dei Beni culturali e del Paesaggio).
Ma perché la Regione Toscana ci tiene tanto a modificare il Codice dei Beni culturali e del Paesaggio? Per capire meglio conviene fare un passo indietro fino a giugno 2020, esattamente un anno fa: allora il Consiglio di Stato, accogliendo in parte il ricorso di alcune associazioni ambientaliste (Italia Nostra, WWF Grosseto e Lac Toscana) contro il Piano antincendio per le pinete costiere di Grosseto e Castiglion della Pescaia, aveva stabilito che per poter effettuare il taglio dei boschi nelle aree “di notevole interesse pubblico” fosse necessaria – oltre a quelle già previste dalla legge forestale della Toscana – un ulteriore Nulla Osta dalla Soprintendenza.
La sentenza aveva provocato reazioni di segno opposto: esultanza dagli ambientalisti, proteste dal mondo agro-forestale e dai Comuni montani, fino all’ANCI Toscana: molte aziende di settore dovranno chiudere e i boschi saranno abbandonati, avevano profetizzato questi ultimi (leggi qui l’articolo).
Non è improbabile che la proposta di legge appena approvata getterà nuova benzina sulla “guerra dei boschi” fra i due schieramenti, che viaggia da tempo su posizioni inconciliabili. Intanto non si è fatta aspettare la reazione del gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle, l’unico che ha votato contro.
Di deregulation sui tagli boschivi parlano Irene Galletti e Silvia Noferi: “Invieremo immediatamente una nota di segnalazione al Governo prima che venga incardinata all’interno delle Commissioni parlamentari di competenza” tuonano le consigliere pentastellate. Che aggiungono: “Per la maggioranza che governa la Regione purtroppo il paesaggio e le sue ricchezze ambientali, insieme alle leggi che li tutelano, sono solo un impiccio alle attività economiche, salvo poi promuovere la verde Toscana ai turisti stranieri, come se bastasse tutelare il boschetto di cipressi di San Quirico D’Orcia per dichiararsi sostenitori dell’ambiente”.
e FINIAMOLA ANCHE con il ricatto dei posti di lavoro da salvare nelle imprese forestali e via discorrendo, come se costoro fossero tutti alla fame se non possono tagliare gli alberi. piuttosto imparate a zappare la terra e coltivare lattuga e pomodori invece di tagliare gli alberi UN
SANO RITORNO ALLA NATURA PRIMORDIALE E LASCIATE IN PACE GLI ALBERI E LA NATURA COSI’ COME E’.