Inquinamento

Mal’Aria in Toscana 2023, Piana lucchese ancora maglia nera per le polveri fini

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Solo tre capoluoghi rispettano i nuovi valori limite suggeriti dall’OMS. Legambiente: “Accelerare subito per raggiungere obiettivi europei”.

 

di Gabriella Congedo
2 marzo 2023

FIRENZE – Se domani entrasse in vigore la nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria solo tre capoluoghi toscani sarebbero promossi: Livorno, Massa e Siena. E dunque se vogliamo raggiungere gli obiettivi europei per il 2030 ed evitare nuove procedure d’infrazione ci vuole un cambio di passo.

Oggi Legambiente, nell’ambito della campagna Clean Cities, ha illustrato la situazione dell’inquinamento atmosferico in Toscana sulla base dei dati del monitoraggio ARPAT. In conferenza stampa il presidente di Legambiente Toscana Fausto Ferruzza, il direttore Generale ARPAT Pietro Rubellini, il direttore Tecnico ARPAT Marcello Mossa Verre, il presidente di ISDE Firenze Franco Bergesio e il responsabile scientifico di Legambiente Andrea Minutolo.

Secondo quanto emerso dal dossier Mal’Aria di città 2023 (edizione speciale Toscana) nessuno dei capoluoghi di provincia ha superato i limiti di concentrazione media annuale di PM10 nel 2022 (40 µg/mc). Tuttavia solo tre capoluoghi, Livorno, Massa e Siena, sarebbero promossi se domani entrasse in vigore la direttiva europea con soglia 2021 (15 µg/mc). Inoltre il tasso di riduzione delle medie annuali degli inquinanti atmosferici nel periodo 2011-2021 si è dimostrato troppo basso, situandosi all’interno di un range del 3-5%, mentre le città più distanti dal raggiungimento degli obiettivi al 2030 sono Lucca, capoluogo con la concentrazione media annuale più alta della regione di PM10 (26 µg/mc), che dovrebbe ridurre le concentrazioni del 23%, seguita da Pistoia con il 17%, Firenze con il 15%, Prato con il 13%, Pisa e Arezzo con il 9%, e infine Carrara con il 2%.
Molto distanti dagli obiettivi per il PM2.5 sono invece Pistoia (41% di riduzione necessaria) e Prato (-33%), mentre per il biossido di azoto (NO2) le città più indietro sono Firenze (-32%), Massa e Pistoia (-25%).

«Nonostante la situazione sul trend decennale appaia in graduale ma significativo miglioramento – ha commentato il presidente di Legambiente Toscana Fausto Ferruzza– dobbiamo constatare la permanenza di situazioni assai critiche come nella Piana Lucchese, ancora una volta “maglia nera” per le concentrazioni del PM10. Da non sottovalutare infine la situazione dell’ozono che pare più diluita, pur nella sua criticità, sull’intero territorio regionale, dalle colline intorno a Firenze fino alla piana pistoiese, per arrivare addirittura alle campagne pisane. Un’ultima considerazione sul rimbalzo in negativo dei dati nel biennio 2020-2022, segno evidente che alcune cattive abitudini del pre/pandemia son tornate come e forse più forti di prima».

Adesso non c’è più tempo da perdere. Nel novembre del 2022 è arrivata la proposta di revisione della direttiva europea sulla qualità dell’aria che ha stabilito limiti più stringenti e vincolanti (per gli Stati membri) che entreranno in vigore nel 2030. Per chi non li rispetta scatteranno le procedure d’infrazione.

E a questo proposito l’Italia ha al momento attive ben tre procedure d’infrazione per tre inquinanti: il PM10, PM2,5 e il biossido di azoto (NO2). Gli agglomerati chiamati in causa sono diffusi in tutto il Paese, in Toscana riguardano la Piana lucchese e quella di Pistoia – Prato. “Tutti territori dove la salute dei cittadini è stata messa sistematicamente a rischio” è l’amaro commento di Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente.

Un momento della conferenza stampa
Un momento della conferenza stampa

 

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