A livello nazionale nessun capoluogo di provincia rispetta i valori limite per gli inquinanti suggeriti dall’OMS. Legambiente: “Ripensare le nostre città”.
Redazione
In Italia il 2021 è stato un anno nero non solo per la pandemia ma anche e soprattutto per la qualità dell’aria. È una fotografia impietosa quella che emerge dall’annuale rapporto Mal’Aria di Legambiente: su 102 capoluoghi di provincia analizzati nessuno è riuscito a rispettare tutti e tre i valori limite suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ossia una media annuale inferiore a 15 microgrammi per metro cubo (μg/mc) per il PM10, una media sotto i 5 μg/mc per il PM2.5 e sotto i 10 μg/mc per l’N02.
Oggi Legambiente, nell’ambito della campagna Clean Cities, ha illustrato la situazione dell’inquinamento atmosferico in Toscana analizzando e commentando i dati del monitoraggio svolto da ARPAT. Alla conferenza stampa online sono intervenuti Fausto Ferruzza, presidente regionale dell’associazione, Andrea Minutolo, responsabile scientifico nazionale di Legambiente e il direttore generale di ARPAT Pietro Rubellini.
“L’inquinamento atmosferico – ha spiegato Andrea Minutolo – non è un problema esclusivamente ambientale ma anche e soprattutto sanitario. In questo report di Mal’aria 2022 abbiamo voluto confrontare i valori medi annuali dei tre principali inquinanti atmosferici con quelli suggeriti dall’OMS. La revisione della direttiva europea sulla qualità dell’aria, che sarà avviata nei prossimi mesi, rivedrà i limiti normativi proprio in funzione dei limiti dettati dall’OMS. Nel giro di pochi anni, quindi, questi valori diventeranno vincolanti anche dal punto di vista legale e il non rispetto degli stessi porterà all’avvio di procedure d’infrazione per gli Stati membri inadempienti”.
E a questo proposito l’Italia ha al momento attive tre procedure d’infrazione per tre inquinanti: il PM10, PM2,5 e il biossido di azoto (NO2). Gli agglomerati chiamati in causa sono diffusi in tutto il Paese. Qui la salute dei cittadini viene messa sistematicamente a rischio dalle elevate concentrazioni degli inquinanti atmosferici. Entrando nel dettaglio della situazione toscana, le criticità sono sempre le stesse: sul fronte del particolato fine (PM10) la Piana Lucchese, in particolare la stazione di Capannori, e quella di Pistoia-Prato; del biossido d’azoto a Firenze (con punte acute nella stazione di Viale Gramsci) e un dato generalmente più diluito su tutto il territorio regionale, pur nella sua gravità, per quanto concerne l’ozono (e quest’anno per l’O3 le maglie nere spettano alle stazioni di Signa e Montale).
Di fronte a questa fotografia impietosa, Legambiente torna a ribadire l’urgenza di ripensare le nostre città, in particolare le aree metropolitane, a partire dai grandi spazi pubblici. L’obiettivo è una mobilità sempre più sostenibile e intermodale, in condivisione ed elettrica.
“Anche la Toscana, come il resto del Paese, deve uscire al più presto da una fase caratterizzata dalla logica dell’emergenza e delle false promesse – ha commentato Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana – improntate spesso a non prendere quelle decisioni, impopolari ma giuste, utili a rivoluzionare le nostre città. L’inquinamento atmosferico dev’essere affrontato in maniera trasversale e integrata con azioni efficaci, incisive e durature”.
Qui per scaricare il dossier Mal’Aria Toscana 2022.
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