Presentato il dossier annuale di Legambiente sull’inquinamento atmosferico nelle città. Per il PM10 la Piana lucchese si conferma maglia nera della Toscana.
Redazione
Anche in tempo di pandemia l’emergenza smog non si placa. È quanto emerge dal report annuale “Mal’aria di città 2021” di Legambiente, nel quale l’associazione ambientalista traccia un doppio bilancio sulla qualità dell’aria nei capoluoghi di provincia nel 2020, stilando sia la classifica delle città fuorilegge per avere superato i limiti giornalieri per le polveri sottili (PM10), sia la graduatoria delle città che hanno superato il valore medio annuale per le polveri sottili (PM10) suggerito dalle Linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità, che stabilisce in 20 microgrammi per metro cubo (20 µg/mc) la media annuale per il PM10 da non superare, contro quella di 40 µg/mc della legislazione europea.
Come stanno le città toscane?
Se è indubbio che il trend decennale segnala miglioramenti consistenti specialmente sulle polveri sottili, dal rapporto emerge comunque un bilancio di luci e ombre per la Toscana. L’analisi dei dati ARPAT confermano infatti le criticità storiche della regione:
– il PM10 per la stazione di fondo di Capannori, nella Piana lucchese;
– il Biossido di azoto (NO2) per la stazione di traffico Firenze Gramsci, nell’Agglomerato fiorentino;
– l’Ozono (O3) per 6 delle 10 stazioni della rete regionale: FI Signa, FI Settignano, PT Montale, GR Maremma, LU Carignano, PI Montecerboli.
Andando a vedere il dettaglio dei singoli valori, nel 2020 il valore limite di legge relativo all’indicatore della media annuale di PM10 è stato ampiamente rispettato in tutte le stazioni della rete regionale. La concentrazione media regionale registrata nel 2020 è pari a 20,4 µg/m3, leggermente inferiore rispetto alla media dell’anno precedente (20,6µg/m3).In controtendenza la sola stazione di urbana di fondo di Capannori, nella Piana lucchese.
Anche per il particolato PM2,5 il limite di legge della media annuale di 25 mg/m3 nel 2020 è stato rispettato in tutte le stazioni della rete regionale a eccezione ancora una volta della stazione di LU-Capannori dove è 21 mg/m3 pari a circa l’80% del valore limite.
Per quanto riguarda invece il Biossido di Azoto (NO2) il valore limite relativo alla media annuale (40 mg/m3) è stato superato soltanto presso la stazione di viale Gramsci a Firenze dove la media ha superato il limite del 10%, ma è stata nettamente inferiore agli anni precedenti.
Trend altalenante per l’Ozono, un inquinante tipicamente estivo, con 6 stazioni su 10 che hanno superato il limite di legge di 25 giorni all’anno con una concentrazione superiore a 120 microgrammi/metro cubo. Questa forma di inquinamento ha interessato nell’ultimo decennio soprattutto le tre province meridionali.
«L’inquinamento atmosferico è al momento la più grande minaccia ambientale per la salute umana – ha dichiarato il presidente di Legambiente Toscana Fausto Ferruzza – e ormai è percepito dalla maggioranza degli italiani come un’aggravante degli effetti della pandemia. A pagarne le conseguenze sono, inevitabilmente, le fasce più deboli. Ogni anno infatti sono oltre 60 mila le morti premature in Italia dovute allo smog, lutti che determinano anche un danno economico, stimato sulla base dei costi sanitari comprendenti le malattie, le cure, le visite, i giorni di lavoro persi, che solo in Italia oscilla tra i 47 e i 142 miliardi di euro all’anno (330 – 940 miliardi a livello europeo); in Toscana per fortuna la situazione sta lievemente ma costantemente migliorando ed è evidente l’effetto positivo generato dal sistema tramviario nell’agglomerato metropolitano di Firenze».
Le principali proposte di Legambiente
L’associazione ambientalista non ha mancato di segnalare l’inadeguadezza dei Piani regionali e nazionali sulla Qualità dell’aria e ha ricordato le due procedure di infrazione comminate all’Italia per il mancato rispetto dei limiti previsti della Direttiva europea per il PM10 e gli ossidi di azoto, a cui si è aggiunta lo scorso novembre una nuova lettera di costituzione in mora della Commissione Europea in riferimento alle eccessive concentrazioni di particolato fine (PM2,5) cui ora l’Italia dovrà rispondere.
Tra le proposte c’è l’urgenza di intervenire in maniera rapida ed efficace su due temi cruciali: la mobilità sostenibile, con il potenziamento del trasporto pubblico locale e della mobilità condivisa; il settore del riscaldamento domestico, con una capillare diffusione del “Bonus 110%” che favorisca il progressivo abbandono delle caldaie più obsolete per arrivare ad abitazioni a emissioni zero.
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