La Green Week 2020 dell’Unione Europea è stata dedicata alla Biodiversità. Basteranno buoni propositi e progetti pilota a invertire la rotta? Qualcosa può fare anche la Toscana.
di Sandro Angiolini
Si è svolta nei giorni scorsi la Green Week organizzata dalla Direzione generale Ambiente della Commissione Europea. Si tratta di una serie di dibattiti che coinvolgono rappresentanti delle varie istituzioni europee, mondiali e nazionali su un tema ambientale specifico che cambia ogni anno.
Organizzata per la prima volta nel 1999 (io c’ero…) come evento per far conoscere le migliori esperienze dei progetti dimostrativi finanziati dal programma LIFE, è poi diventata un’occasione per fare il punto sullo stato delle cose e su come l’Unione intenda affrontarle in futuro.
Quest’anno, e per la prima volta, la Green Week era strettamente online ed era dedicata alla Biodiversità. I dati da cui partiamo non sono confortanti: negli ultimi 40 anni abbiamo estinto circa il 60% delle specie animali esistenti, ogni anno perdiamo circa 10 milioni di ettari di foreste nel mondo e anche gli obbiettivi della Strategia europea sul tema da qui al 2030 non sembrano facili da raggiungere. In sostanza: la Natura sarà anche la nostra Madre, ma noi ce ne siamo quasi del tutto dimenticati.
Eppure gli intervenuti alla Green Week hanno cercato di instillare un po’ di speranza nei loro ascoltatori. Sulla carta (e in parte anche concretamente) sono e saranno disponibili nuovi fondi per la tutela degli habitat, e soprattutto per creare partnerariati tra soggetti pubblici e privati per la conservazione e la “rigenerazione” delle risorse naturali. Con un occhio di riguardo al coinvolgere fattivamente Università e centri di ricerca nell’approfondire le conoscenze e trovare nuove soluzioni a problemi che affliggono singole specie e/o contesti più a rischio.
Sono stati presentati anche casi di buone pratiche nella gestione della biodiversità sviluppate a livello locale (per esempio da piccole città) o da imprese per la loro filiera produttiva (come i cosmetici interamente naturali). Tutto questo avendo bene in mente che, nell’attuale quadro dominato dall’emergenza Covid-19, occorre focalizzarsi sull’accrescere il livello di resilienza degli ecosistemi come presupposto per la resilienza di noi esseri umani, compresa la possibilità di creare occupazione basata su un utilizzo veramente sostenibile delle risorse ambientali.
L’impressione generale è, tuttavia, che le buone parole e alcuni programmi/progetti pilota non siano sufficienti a invertire la rotta pericolosa su cui siamo diretti. Il tema della Biodiversità “soffre” di un problema intrinsecamente difficile da superare: è molto difficile assegnarle un valore economico (a seconda dei vari fini che si prendono in considerazione), proprio perché ogni specie/habitat è diverso e adempie a funzioni molto particolari. Questo fa sì che non si possa facilmente ponderare la Natura in una valutazione complessiva che tenga conto di molti altri elementi. La conseguenza pratica è che le preoccupazioni (e gli interventi) legate alla tutela della biodiversità, nonostante le tante leggi e norme in vigore, finiscono all’ultimo posto.
Per superare questo e altri numerosi ostacoli non bastano l’educazione ambientale dei bambini e la semplice creazione di aree protette. Occorre secondo me ampliare l’area di intervento delle attività di sensibilizzazione aggiornando anche amministratori e tecnici che intervengono sul territorio, coinvolgere maggiormente gli istituti creditizi nella loro azione di valutazione dei progetti da finanziare e dare alle popolazioni interessate maggiori opportunità per sostenere concretamente un modello di sviluppo più sostenibile (inclusa la loro partecipazione diretta).
In Toscana abbiamo alcune esperienze positive in tal senso. Per fare un esempio, per quanto riguarda il prossimo periodo di programmazione finanziaria 2021/2027 sarebbe opportuno potenziare i P.I.T. (Progetti Integrati Territoriali), cioè quei finanziamenti per l’aggregazione di soggetti pubblici e privati nell’affrontare a livello territoriale circoscritto specifiche criticità ambientali. Che nella stagione di programmazione che sta finendo hanno avuto una dotazione assai modesta rispetto a molte altre linee di intervento…
Questa rubrica parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possano impattare sulla scala locale e regionale toscana.
L’AUTORE
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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