Giardini planetari - di Dario Boldrini

L’orto vuole l’uomo … vivo!

Orto

Pensiamo l’orto o il giardino di casa come una piccola parte di un grande giardino planetario dove tutti noi vorremmo vivere.

 

di Dario Boldrini

Diffusi in tutta Italia e portatori di piccole sapienze, alcuni detti e proverbi in realtà appaiono oggi un po’ fuori dal tempo. “L’orto vuole l’uomo morto” ad esempio.
Si sa che il sacrificio, l’impegno e la fatica nel coltivare un orto sono stati enormi ed eroici in certi territori o in particolari periodi storici. Oggi, però, anche per i più pigri e svogliati esistono soluzioni di orto domestico accattivanti e funzionali.

E’ riconosciuto e in continuo sviluppo il ritorno all’agricoltura naturale attraverso le varie declinazioni più o meno virtuose: biodinamico, sinergico, bioattivo, biologico, biointensivo … La sola certezza è che l’attenzione verso la salubrità del cibo vegetale e il valore nutraceutico di ciò che natura crea ci sta conducendo a coltivare, fare un orto per migliorarci la vita.

Sono migliaia gli studi scientifici che evidenziano i vantaggi di un’alimentazione biologica ed è conclamata la correlazione fra la perdita di biodiversità come causa di alterazione del microbiota e relativa perdita di salute. Oggi negli orti e nei campi si coltivano poco più di 150 specie delle oltre 100.000 originarie e in un secolo abbiamo perso il 75% della diversità genetica.
Non sarebbe il caso di restituire all’orto il suo valore di spazio sacro in cui radica e cresce il nutrimento degli esseri viventi del pianeta?

Anche il piccolo e semplice gesto di coltivare un orto o un giardino è di fatto un’azione concreta che contribuisce agli equilibri dell’ambiente circostante e ben oltre. L’orto e il giardino in cui viviamo è planetario, non possiamo dubitarne, e possiamo fare la nostra parte. È primavera e in natura come dentro di noi c’è un gioioso risveglio. L’entusiasmo ci induce a comprare vassoi di primule o pansé create in batteria solo per appagare il desiderio di una nuova immagine del balconcino d’ingresso in giardino, che poi, a guardarla bene, è la stessa della primavera scorsa. E così accade in inverno con ciclamini ed eriche. Inevitabilmente ci allontaniamo sempre di più dall’equilibrio ecologico fra noi e le piante, riduciamo la diffusione di una biodiversità biologica e soprattutto alimentiamo il green business e impoveriamo Madre Terra.

Proviamo a pensare l’orto o il giardino di casa come una piccola parte di un grande giardino planetario in cui tutti noi vorremmo vivere. Sarà meraviglioso osservare l’invasione di farfalle e coccinelle sulle lavande, le calendule, le echinacee e le verbene e resteremo estasiati quando la clematide armandii o una rosa damascena si esprimeranno nei loro profumi. E fra le lattughe e i pomodori a fine estate fioriranno i topinambur e i fiori di zucca a terra si alterneranno a quelli di cardo asinino o tarassaco … nel vento. E poi aromatiche e peperoncini da utilizzare in cucina, alberi da frutto al posto di alberi soltanto “ornamentali”, prati di margherite e fiordalisi, rustici e preziosi iris a colorare il cielo.
Un inno alla vita e alla bellezza che anche nell’orto, questa primavera, possiamo creare. Perché l’orto vuole l’uomo… vivo!

 

Dario Boldrini è nato e vive a Montespertoli (Fi). Dopo 12 anni di lavoro in uno studio di Architettura del Paesaggio di Firenze (ha progettato alcuni dei primi orti urbani) ha scelto di vivere nel podere di famiglia San Ripoli dove, insieme alla compagna Elisa, ha fondato l’associazione Seminaria. Un progetto che spazia dalla creazione di orti e giardini ai laboratori di orticoltura per bambini e adulti, dalle spirali di erbe aromatiche ai seminari di orti creativi.
Appassionato divulgatore, ha realizzato centinaia di servizi per il programma GEO di RAI 3 in giro per l’Italia. Il suo progetto della Terza Piazza a Firenze (Coop di piazza Leopodo) è diventato un modello di aggregazione sociale.
“Giardiniere planetario” è una qualifica ereditata da Gilles Clèment, agronomo e paesaggista francese.
www.darioboldrini.net