Il fatto che in oltre 10 anni non si sia trovata un’altra soluzione dovrebbe far riflettere gli allegri sostenitori delle nuove centrali “sicure e senza problemi”.
di Sandro Angiolini
27 agosto 2023
Si avvicina la fine dell’estate ma alcuni problemi ambientali rimangono tali, almeno a leggere le notizie apparse questa settimana nel mondo. Cominciamo da una che arriva dal Giappone.
Il Governo di quel Paese ha deciso di liberarsi delle acque – 1 milione di tonnellate – contenenti le scorie radioattive rimaste dopo il terribile incidente alla centrale nucleare di Fukushima (provocato da uno tsunami) spargendole nelle acque dell’oceano. Non discuto la legittimità o la fattibilità scientifica di questa scelta ma vorrei invitarvi a riflettere su un altro elemento: che, a distanza di oltre 10 anni dal disastro, non si sia trovata altra soluzione che mescolare le acque radioattive con quelle oceaniche dovrebbe consigliare gli allegri sostenitori delle nuove forme annunciate di centrali nucleari a stare più attenti dato che, apparentemente, lo sviluppo tecnologico, in questi ultimi 10 anni, non è stato in grado di trovare una soluzione meno banale.
In ragione di questa scelta la Cina ha bloccato temporaneamente l’import di pesce dal Giappone; mossa ad occhio logica, anche se quest’ultimo Paese ha dichiarato che le concentrazioni di metalli radioattivi erano ormai scese sotto i livelli di pericolosità stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Attenzione però: la stessa Cina sembra che sparga già da tempo nell’Oceano acque derivanti dal raffreddamento di alcune sue centrali nucleari (es. Fuqing) che contengono una quantità di tritio tre volte superiore ai limiti stabiliti. Non è la sola: sembra che anche la centrale Kori posta nella Corea del Sud incappi tuttora in un problema simile. Anche la Russia sembra che soffra di analoghi problemi, ma da lì le notizie filtrano un po’ peggio.
Secondo alcune associazioni ambientaliste giapponesi il loro governo non ha condotto studi adeguati per valutare l’impatto nel lungo periodo derivante dal rilascio delle acque contaminate da scorie radioattive; idem per la Cina.
Che dire? Mi permetto di ricordare, per venire all’Italia, che a distanza di 25 anni dalla chiusura di quattro piccole centraline nucleari più o meno sperimentali dobbiamo ancora individuare un sito sicuro di stoccaggio per le relative (e tutto sommato modeste come quantità) scorie. Di nuovo, questo consiglierebbe maggiore cautela a coloro, compresi alcuni politici, che si dichiarano fiduciosi nell’imminente realizzazione di nuove centrali “sicure e senza problemi”: quello dello smaltimento delle scorie (piccole quanto volete) sembra destinato a sussistere. Ma sembra che dia tuttora più nell’occhio una distesa di nuovi pannelli solari fotovoltaici…
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
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