Oltre la siepe - di Sandro Angiolini

Lo stato delle acque nell’Unione Europea: c’è poco da stare allegri, soprattutto in Italia

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Secondo il rapporto della Commissione Ue solo il 39% sono in buone condizioni ecologiche e il 27% in buono stato chimico. La prima causa: l’inquinamento.

 

di Sandro Angiolini
9 febbraio 2025

Pochi giorni fa la commissaria europea all’Ambiente (la svedese Jessika Roswall) ha pubblicato una serie di relazioni che aggiornano il Rapporto sullo stato delle acque nei Paesi membri dell’Unione. Il quadro che ne emerge non è confortante: solo il 39% circa di tutte le acque di superficie sono in buone condizioni ecologiche complessive, mentre appena il 27% presenta un buono stato dal punto di vista chimico (ciò è dovuto principalmente alla diffusa contaminazione da mercurio e altri inquinanti tossici). Anche la scarsità d’acqua, la siccità e il pericolo di alluvioni destano crescenti preoccupazioni nella maggior parte delle nazioni.

Si tratta evidentemente di problemi che colpiscono l’ambiente e la maggior parte della popolazione e che non possono essere ignorati, ma quali ne sono le cause? Elenchiamo solo le principali, così come emerse dal comunicato della Commissione Europea:

  • Le norme di tutela dell’UE in materia di acque (in vigore ormai da diversi decenni) non vengono fatte rispettare: così continuano gli “sforamenti” rispetto alle quantità massime tollerabili di inquinanti, l’eccesso di nutrienti proveniente da fonti agricole e zootecniche, e in troppe zone non viene ancora assicurato il trattamento delle acque reflue urbane (ricordo che l’Italia è tuttora sotto procedura d’infrazione davanti alla Corte di Giustizia europea su questo problema);
  • non vengono destinati finanziamenti sufficienti per garantire un’attuazione efficace delle misure appropriate di gestione delle risorse idriche (qui ricordo che l’Italia continua a disperdere circa il 40% della sua acqua potabile nel nulla);
  • non vengono attuate misure supplementari e straordinarie, là dove i dati indicano che sia necessario e urgente, per bonificare i corsi d’acqua in peggiori condizioni a causa di persistenti inquinamenti chimici (probabilmente molti pensano ancora che la Natura faccia tutto da sé…);
  • le norme nazionali non promuovono a sufficienza il riutilizzo dell’acqua per aumentarne l’uso efficiente, cioè la sua “circolarità”, per prevenire lo sfruttamento eccessivo delle falde acquifere, combattere le estrazioni/derivazioni illegali (tanto nessuno vede) e mitigare così i casi di siccità.

Vi basta? No: ricordo che all’interno del famoso PNRR la quota di risorse destinata alla gestione del settore idrico è pari a circa un misero 4%. Poi i media si sorprendono di certi eventi…

Sandro Angiolini_piccolaOLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.

È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
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