Impatto (quasi) zero - di Laura Lop

L’isola ecologica rap

Jova beach party

Cronaca di una lunga giornata da beach angel al Jova Beach Party di Viareggio.

 

di Laura Lop

Io penso positivo perché son vivo, perché son vivo.
Mi sveglio con questo loop inceppato nella testa, è sabato di una settimana fa. Un treno di andata alle 10.30 di mattina, uno di ritorno alle 1.30 di notte. Nel mezzo tanta musica, polvere, birra, un via vai di persone e tanto tanto caldo: cronaca di una lunga giornata da beach angel al Jova Beach party di Viareggio.

Non entro nel merito dell’aver autorizzato un evento di questa portata sulla spiaggia e non aver considerato che un Jova stadium party poteva andare ugualmente bene, ma chiudo qui l’argomento già ampiamente usato per mille polemiche. Il mio interesse era focalizzato sul conoscere e sperimentare gli sforzi messi in atto dall’organizzazione per rendere i numericamente grandi eventi di minor impatto possibile.

Quest’esperienza inizia con il ritrovo dei volontari e dei ragazzi dell’agenzia impegnata a gestire la raccolta differenziata nelle isole ecologiche dislocate in tutta l’area concerto. Un momento conoscitivo che segue un percorso istruttivo di formazione, consegna di guanti e divisa e spostamento in spiaggia per tutte le informazioni utili da sapere.
Una ventina di isole ecologiche presidiate da una trentina di volontari, ciascuna composta da 6 bidoni per lo smaltimento: carta, plastica, metallo, pet (bottigliette di plastica), organico e indifferenziato.

Fa un caldo torrido, sono bianca come un agnello e quando penso che non possa andare peggio, mi si rompono gli occhiali da sole.
È il 31 di agosto e mi rendo conto che, in tutta l’estate, sono al mio primo giorno di mare… si capisce quanto sia a mio agio ma ahimè necessità-virtù, mi ritrovo con tutta la muta da “beach angel” a buttarmi tra migliaia di Jova-fan per brevi tuffi che sono la salvezza. Naturalmente tutti i Jova-fan erano in costume tranne me, guardiana dei bidoni e amante dei boschi.

Alle 15 aprono i cancelli e iniziano i primi “clienti” per i nostri bidoni, un crescendo di lavoro che si placherà soltanto a sera, quando tutta la spiaggia sarà così piena che muoversi diventerà difficoltoso.
Dove butto la cicca? Dove butto il bicchiere?
Ora posso affermarlo con maggiore consapevolezza di prima: la raccolta differenziata si può fare anche per grandi eventi ma funziona soltanto se ci sono persone formate che controllano.

Mediamente ci sono molti dubbi sul corretto smaltimento, che sia carta sporca, bioplastica (nonostante fosse stampato di blu su ogni bicchiere) o salviette deumidificate. Abbiamo riscontrato anche molta disattenzione, protagonista di scene quasi comiche: come si fa ad alzare il coperchio del bidone con scritto “bottigliette pet” e buttarci dentro una buccia di banana?!?
Poi ci sono quelli che lo sporco lo nascondono, quasi fosse una vergogna e allora arrivano con il sacchetto annodato, pronti per smaltire tutto nell’indifferenziato.

E invece il contenitore dell’indifferenziato, guardato a vista e appoggio per i miei gomiti, della serie “dovrete passare sul mio corpo”, si è riempito per un misero decimo della sua capienza, per colpa di manufatti in tessuti sintetici (tipo le finte collane di fiori all’hawaiana) l’imballo di due tipologie di gelato, i mozziconi e poco altro.
A fronte di qualche maleducato e molti sbadati, tanti altri si sono dimostrati gentili e perfino complimentosi.

Questo tour nasce appoggiato da un partner che si definisce come la più grande organizzazione mondiale per la conservazione della natura, il WWF, presente a ogni concerto anche con una postazione informativa e promozionale.
Sono stati creati contenuti sotto forma di app e contenuti video proposti durante tutto il pomeriggio con interventi di informazione ambientale lanciati da personaggi famosi come l’architetto Renzo Piano, l’esploratore di oceani Alex Bellini, la nuova presidente del WWF Donatella Bianchi e molti altri. Stand realizzati con elementi di riciclo che usano contenitori compostabili, portacicche tascabili di plastica dura regalati all’ingresso, installazioni sull’inquinamento, cacce al tesoro a tema ambientale.
Ma anche spazi dedicati alla mobilità e all’energia sostenibile dove era possibile ricaricare gratuitamente il cellulare usando l’energia prodotta pedalando sulle cyclette.

Per quanto riguarda il cibo, sempre tenendo i parametri della sostenibilità, troppa, troppissima carne nell’offerta, quando l’unico stand che ha lavorato come un matto per tutto il giorno è stato quello (l’unico!) che vendeva frutta a pezzettoni dentro bicchieri di carta.

Nella mia personale classifica degli stand, senza nessuna ombra di dubbio (senza nessuna ombra proprio) lo stand vincitore è stato quello con i bottiglioni giganti delle creme solari gratuite, una manna che faceva lo slalom tra gli infuocati raggi del sole per raggiungere gli sprovveduti come me.

Un’esperienza molto faticosa ma dal mio punto di vista assolutamente positiva che ci ha visti concludere la serata ballando l’ombelico del mondo, sfiniti come avessimo le tasche piene di “faffi”, patinati di salmastro e polvere a cantare quelle tre strofe in croce che, da volontaria-per-caso, sono riuscita a ricordare.

 

Laura Lo Presti vive sulle colline del Montalbano, circondata dalla Natura e dai suoi gatti. Attivista ambientale per passione, collabora con il Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori (www.rifiutizerocapannori.it) e con Ekoe società cooperativa (www.ekoe.org) per la commercializzazione di stoviglie e imballi ecologici.