Rinnovabili

Legge sulle aree idonee alle rinnovabili, in Toscana è scontro aperto

Monia Monni e Marco Bonucci del Comitato Terre della Val di Cornia
Monia Monni e Marco Bonucci del Comitato Terre della Val di Cornia

Dopo l’assemblea tra associazioni ambientaliste e l’assessora all’Ambiente Monia Monni non si placano le polemiche tra fazioni.

 

di Marcello Bartoli
14 gennaio 2025

FIRENZE  E’ stata molto partecipata l’assemblea di sabato scorso che al Circolo Arci dell’Isolotto ha visto molte organizzazioni ambientaliste confrontarsi con la Regione Toscana e l’assessora all’Ambiente Monia Monni sulla nuova legge, all’esame del Consiglio, che dovrà contemplare le aree idonee alle rinnovabili, l’agrivoltaico e la possibile liberalizzazione del fotovoltaico sui tetti.

L’assessora Monni ha puntato l’indice contro il Governo per aver tardato due anni e mezzo ad approvare i decreti attuativi che servivano alle Regioni: La Toscana, per fotovoltaico e agrivoltaico, ha indicato le aree idonee ripartendo il peso su tutti i Comuni (in base al territorio disponibile, non alla popolazione) per evitare concentrazioni eccessive ma lascerà agli stessi Comuni il diritto di ritoccarle”. Quanto all’eolico, ha aggiunto Monni, i luoghi sono “obbligati” dal vento (gli Appennini, la Maremma, la Val di Cornia) e noi vogliamo portare avanti, più rapidamente, quelli più validi”.

Per la cronaca, un piccolo gruppo di militanti del Comitato Terre della Val di Cornia guidato dall’agricoltore Marco Bonucci, contrari allo sviluppo dell’eolico e dell’agrivoltaico, ha esposto uno striscione “Regione Toscana allontanati dalle lobby” fuori dalla sede dell’incontro. Ne è nato un diverbio e un confronto animato, fuori nel cortile, tra alcuni degli organizzatori e chi si oppone all’eolico industriale. La Val di Cornia, secondo il Comitato, sarebbe tra i territori più colpiti dalle speculazioni energetiche: “La legge proposta il 2 dicembre la condannerebbe a ulteriori 1500 ettari di aree disponibili per impianti fotovoltaici o agrivoltaici”. Al contrario per l’ex consigliere regionale dei Verdi Fabio Roggiolani, rientrato dal cortile dove si era scontrato verbalmente con i contestatori, l’attacco alle rinnovabili è guidato dalle lobby dei fossili“. 

Legambiente e Wwf giudicano positivamente la bozza di legge toscana per dare applicazione alle nuove norme nazionali in materia ma chiedono alla Regione più coraggio per la definizione delle aree idonee. Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ha spiegato di “apprezzare la scelta fatta dalla Toscana anche se l’approccio è ancora troppo timoroso”. Nei giorni precedenti all’incontro la Coalizione Tess (Transizione ecologica senza speculazione) in una nota attaccava invece con lo slogan “Più grosso non significa che è meglio”: “Il paradosso delle rinnovabili industriali è che per salvare l’ambiente distruggiamo l’ambiente. Noi le rinnovabili le vogliamo, ma non quelle insostenibili e senza pianificazione: diciamo No al gigantismo industriale”. 

Per la Coalizione con la scusa dei fondi europei e dei target europei sulla decarbonizzazione si starebbero accelerando le procedure autorizzative limitando la partecipazione delle comunità locali e favorendo le multinazionali a pura natura speculativa. Di questi fondi europei ben poco andrebbe a beneficio delle comunità che ospiterebbero questi mega impianti industriali. “I proponenti di questi mega progetti, che impropriamente chiamano “rinnovabili”, rappresentano di sovente un modello di puro capitalismo speculativo, paragonabile alla corsa al petrolio del secolo scorso. Non è da escludere che dietro queste aziende, spesso di recente costituzione e con scarsa accountability, si celino gli stessi giganti petroliferi, pronti a utilizzare fondi pubblici per creare sistemi energetici tutt’altro che puliti”.

Secondo la Coalizione Tess, in conclusione, il fine dell’assemblea sarebbe stato quello di chiedere di peggiorare ulteriormente la già pessima proposta di legge regionale per la definizione delle aree idonee, nonostante questa già preveda che l’Appennino, la Val di Cornia e la Maremma divengano aree ordinarie per impianti eolici e che terreni agricoli e paesaggi identitari e culturali vengano declassati, svalutati e degradati a siti industriali.

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