La norma consente ai pescatori di portare a terra la plastica recuperata con le reti senza incorrere in sanzioni. Ma tutto questo è ancora un sogno.
di Gabriella Congedo
19 maggio 2023
Che fine ha fatto la legge Salvamare, entrata in vigore quasi un anno fa tra squilli di tromba e l’entusiasmo degli ambientalisti? Semplice: ancora non se n’è fatto nulla perché mancano i decreti attuativi. Insomma il classico pasticcio all’italiana, peraltro già visto (vedi il caso delle comunità energetiche rinnovabili) che farebbe quasi ridere se non si trattasse di una faccenda tremendamente seria che riguarda la salute dell’ecosistema marino.
Ricapitoliamo: il 10 giugno 2022, dopo quattro anni dalla sua presentazione, è entrata in vigore la legge Salvamare, fortemente voluta dall’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa su impulso di tante associazioni ambientaliste (come Marevivo e Legambiente) e delle cooperative di pescatori. La legge consente finalmente ai pescatori di portare a terra la plastica recuperata accidentalmente con le reti invece di scaricarla in mare (se l’avessero portata a terra rischiavano una denuncia penale per trasporto illegale di rifiuti) e di poter installare sistemi portuali di raccolta in linea con i principi dell’economia circolare e come richiesto dall’Unione europea.
La Toscana tra l’altro è stata antesignana della legge con il progetto pilota “Arcipelago pulito” (leggi qui l’articolo) lanciato nel 2018.
Ebbene, tutto ciò è ancora un sogno. Dopo 11 mesi dalla pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale mancano tutti i decreti attuativi necessari per farla funzionare.
“Nel frattempo – dice Rosalba Giugni, presidente di Marevivo – continua ad aumentare la quantità di plastica che ogni giorno finisce in mare con danni permanenti all’ambiente e all’uomo: ricerche scientifiche dimostrano che la plastica, sotto forma di microplastiche, è entrata nella catena alimentare ed è presente nell’aria che respiriamo e nei cibi che assumiamo”.
Quello dell’immondizia del mare è un problema globale: si stima che nel mondo ogni anno si producano 280 milioni di tonnellate di plastica e una parte non trascurabile finisce nelle acque marine. Il Mediterraneo nello specifico è un mare semichiuso e, secondo un rapporto del WWF, ogni anno vi finiscono 229 mila tonnellate di plastiche, con danni incalcolabili per la flora e la fauna marine.
“Sappiamo – prosegue Giugni – che l’attuazione della legge non risolverà tutti i problemi dell’inquinamento da plastica ma rappresenta un primo importante passo avanti sulla strada della transizione ecologica. La plastica ormai è nel sangue umano e negli occhi dei pesci che diventano ciechi. Ma a non vedere siamo soprattutto noi”.
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