L’associazione ambientalista: no al ricatto occupazionale, le aziende hanno consapevolmente commesso un illecito. I costi non ricadano sulla collettività.
CARRARA – Non si può tollerare e, di fatto, sanare ogni abuso con il pretesto che gli operai perderebbero lo stipendio. E questo vale anche per le aziende del marmo che, in caso di fermo dell’attività, dovranno continuare a pagare il salario ai lavoratori senza addossarne i costi agli enti pubblici.
La proposta viene avanzata da Legambiente Carrara. Il problema riguarda quelle cave che hanno scavato fuori del perimetro autorizzato e ora, per evitare il ritiro della concessione, dovranno presentare dei piani di risistemazione e sicurezza. Se l’approvazione dei piani dovesse tardare, l’attività potrebbe essere sottoposta a fermo. Ed è qui che viene fuori il ricatto occupazionale, molto abusato anche nelle vertenze nazionali.
“Molti sembrano aver perso di vista il nocciolo della questione – scrive Legambiente in una nota – e cioè che le aziende sottoposte a fermo lavorazione non sono vittime incolpevoli della malvagità del Fato ma hanno consapevolmente commesso un illecito, sforando di oltre 1000 m3 i limiti entro i quali avrebbero dovuto coltivare le cave di cui sono conduttrici”.
Il fatto che prima del parere dell’Avvocatura regionale gli illeciti fossero stati gestiti alla buona, sanandoli di fatto, “non può trasformarsi nel diritto degli imprenditori di fare gli affari propri in barba alle leggi. Certamente gli operai senza stipendio stanno a cuore a tutti. Tuttavia, proprio perché la responsabilità di quanto accaduto è con tutta evidenza dei datori di lavoro, devono loro, e solo loro, farsi carico delle spese, continuando a pagare gli stipendi dei propri dipendenti anche nel periodo di fermo”.
La richiesta che Legambiente fa a Comune e Regione è di attivarsi affinché gli industriali del marmo creino un fondo comune di solidarietà per coprire il costo degli stipendi dei cavatori rimasti senza lavoro. Non è accettabile, invece, chiedere che lo facciano gli Enti pubblici “perché vorrebbe dire far pagare tutti i cittadini al posto degli imprenditori, che fanno alti profitti sfruttando le cave, “bene comune” dei carraresi. Un paradosso della logica: il guadagno alle imprese, i costi alla collettività”.
Aggiungi un commento