Il marmo è una risorsa non rinnovabile, le montagne non ricrescono. Si tende a minimizzare mentre nelle Alpi Apuane siamo davanti a una distruzione di entità planetaria.
di Eros Tetti
Presidente della Rete dei Comitati per la Difesa del Territorio
Fondatore di Salviamo le Apuane
MASSA CARRARA – È obbligatorio per noi rispondere al presidente di Confindustria Massa Carrara Erich Lucchetti che snocciola sulla stampa i dati dell’escavazione di Carrara contestando i 9 milioni di tonnellate segnalate nel nostro comunicato relativo al documentario Antropocene. Ci teniamo a sottolineare che è stato un refuso e abbiamo sempre, sottolineo sempre, parlato di 5 milioni di tonnellate.
Detto questo, rimarchiamo che anche 1 milione di tonnellate, per chi ama il suo territorio, sono comunque cifre insostenibili, continuiamo dicendo che i nostri dati si riferiscono a tutte le Alpi Apuane e non solo a Carrara, ricordando che ogni tipo di cava sul territorio porta, inevitabilmente e aldilà della volontà di chi scava, impoverimento e distruzione.
Inoltre preciso che sono la mancanza di dati, la poca trasparenza e la scarsa reperibilità a esasperare il dibattito. Vista inoltre la precisione e la conoscenza dei dati di Lucchetti cogliamo l’occasione per chiedere a Lucchetti di dirci esattamente quanta gente lavora al marmo, con contratto a tempo indeterminato, con dati Inps e Inail verificabili.
Il marmo è una risorsa non rinnovabile, le montagne non ricrescono e ogni parte asportata di montagna impoverisce la capacità di captazione e accumulo delle acque meteoriche; inoltre davanti ai cambiamenti climatici che l’umanità sta vivendo è importante salvaguardare le nostre falde acquifere che sono il nostro vero patrimonio e dobbiamo obbligatoriamente aumentare la cura dei nostri ecosistemi.
E invece nel mondo del marmo e della politica locale si approvano piani che prevedono 47 milioni di tonnellate di estrazione nei prossimi anni, dichiarando la fine di questa fragile catena di monti e contribuendo in questo modo a mantenere un modello di sviluppo economico che ci sta portando all’estinzione.
È insopportabile vedere questi tentativi di minimizzare quello che avviene sulle Alpi Apuane, siamo davanti a una distruzione di entità planetaria e lo conferma l’inserimento del disastro apuano nel documentario Antropocene assieme ad altri 43 disastri mondiali. E il meglio che riescono a fare il mondo della politica e dell’imprenditoria è sminuire l’evento e continuare a voltarsi dall’altra parte.
Siamo davanti a un bivio e dobbiamo velocemente svoltare verso una riconversione economica. Noi abbiamo tutte le competenze e capacità progettuali per poter invertire questa tendenza ma nessuno ci invita mai ai tavoli: troppo facile fare tavoli invitando solamente quelli che condividono il nostro punto di vista.
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