Dopo il via libera della Regione Toscana al progetto da 80 milioni di kWh annui il fronte del No espone le sue ragioni. Contraria anche la Soprintendenza.
VICCHIO, DICOMANO (Fi) – La battaglia contro il nuovo impianto eolico nel Mugello si preannuncia lunga. Dopo il via libera della Regione Toscana al progetto da 80 milioni di kWh annui (leggi qui l’articolo), che dovrebbe soddisfare il fabbisogno energetico di 100.000 persone, le associazioni e i comitati che si oppongono annunciano ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale.
Le loro ragioni sono illustrate nel seguente documento. Lo hanno sottoscritto:
Italia Nostra Firenze, Club Alpino Italiano – Regione Toscana, Associazione Italiana per la Wilderness, Comitato per la tutela del crinale mugellano, Associazione Dicomanocheverrà, Associazione MugelloinMovimento, Associazione Atto primo Salute Ambiente Cultura, Associazione Movimento per la Terra, Comitato Liberi Pensatori a difesa della Natura, Rete Toscana a Difesa del Verde Pubblico.
“Premesso che non siamo contro le rinnovabili a priori, ribadiamo con forza che è estremamente sbagliato collocare questo impianto eolico sul crinale appenninico mugellano, un sito incontaminato ricco di foreste e di biodiversità con un importante compito ecologico: abbattere Co2, apporto al clima, alle risorse essenziali, aria, acqua, habitat.
Nelle note che seguono sono spiegati i motivi della nostra opposizione, motivi che diverranno punti importanti per la presentazione al Tribunale Amministrativo Regionale del ricorso contro la decisione regionale che ha espresso parere favorevole alla realizzazione del progetto.
Il contesto territoriale
E’ necessario contestualizzare l’impianto eolico rispetto al territorio in cui viene collocato; l’obiettivo di una procedura V.I.A. è la verifica dell’ambiente inteso come un sistema complesso e interrelato di risorse naturali e umane.
A seconda del contesto in cui ci si trova a operare, componenti e impatti ambientali possono risultare più o meno significativi. Nel Mugello, l’area di studio non può coincidere con la sola area di progetto. L’impatto provocato dalla costruzione dell’impianto viene infatti a sommarsi con le pesantissime interferenze ambientali provocate, negli ultimi vent’anni, dalle grandi opere qui collocate e nella fattispecie:
– la TAV che ha prosciugato irreversibilmente oltre 350 kmq di territorio con la scomparsa di 81 corsi d’acqua, 37 sorgenti, una trentina di pozzi e cinque acquedotti, oltre ad avere inquinato il territorio per i depositi di terre di scavo contaminate da idrocarburi.
– la Variante di Valico che ha provocato grandi disagi alla popolazione residente, visibili interventi sul paesaggio, rischi di inquinamento per il lago di Bilancino. Società Autostrade si appresta a completare la più grande area di servizio d’Europa di 36 ettari (pari a 75 campi di calcio), dopo aver riempito con oltre due milioni di metri cubi la bellissima vallata di Bellosguardo. Qui verranno ospitati 230 camion e 360 automobili.
– la Terza Corsia autostradale Barberino Calenzano – attualmente in fase costruzione – che sta pesantemente stravolgendo paesaggi e ambienti per favorire, ancora una volta, il trasporto su gomma.
– la discarica de Il Pago, in comune di Firenzuola, dedicata ai rifiuti urbani e speciali assimilati della città di Firenze e dell’ATO Toscana Centro, che ha già ospitato oltre 1.420.000 tonnellate di rifiuti. Ci auguriamo che il Nuovo Piano di Gestione dei Rifiuti Regionale preveda la cancellazione del lotto VI.
– l’impianto eolico da 13,6 MW di potenza del Carpinaccio, in comune di Firenzuola, con 17 turbine eoliche, terminato nel 2013, di proprietà per il 63% dello stesso proponente il progetto e cioè AGSM.
La Valutazione di Impatto Ambientale relativa all’impianto eolico Giogo di Villore doveva tener conto delle pesantissime alterazioni subite dal Mugello, sicuramente il territorio toscano maggiormente interessato da opere di così elevato impatto ambientale.
Il progetto
L’impianto eolico “Monte Giogo di Villore” sarà composto da sette aero-generatori, di cui sei ricadono nel territorio comunale di Vicchio e uno in quello di Dicomano. Le pale eoliche saranno installate tra il Giogo di Corella oltre il Monte Giogo di Villore verso il Passo della Colla sul crinale appenninico che ha un’altezza media di 1000 metri. Le torri con le pale saranno connesse con 7,5 km di linee interrate per il collegamento alla cabina di impianto e 21 km di linee interrate per raggiungere la Sottostazione di Contea.
L’aero-generatore ha un’altezza di 99 metri, il diametro rotore è di 138 metri. L’altezza complessiva è di 168 metri. Le torri verranno ancorate a fondazioni con un diametro di circa 20 metri, profonde circa 3 metri e con l’uso di micro-pali. Per riuscire a montare le pale sarà inoltre necessario costruire grandi piazzole e piste di stoccaggio. Cementeranno complessivamente circa 9 ettari del crinale e altri 10 ettari per la strada di accesso. L’investimento complessivo a cura di AGSM-AIM partecipate al 100% dal Comune di Verona e di Vicenza è stimato in € 35.000.000
La Regione Toscana non rispetta le sue stesse leggi
L’impianto previsto è in contrasto con il PIT (Piano di Indirizzo territoriale della Regione Toscana) che individua le aree non idonee alla realizzazione di parchi eolici industriali (con potenza superiore a 1 MW): tra queste ci sono le aree di notevole interesse pubblico indicate dal Codice dei Beni culturali e del Paesaggio nella parte in cui tutela il paesaggio. In particolare, l’art.136 cita “le bellezze panoramiche e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze”. Ebbene il luogo scelto ricade proprio in questa situazione.
Nella scheda del PIT dedicata al Mugello vengono indicate, tra gli obiettivi di qualità del territorio, “la valorizzazione delle relazioni di carattere naturalistico presenti nell’ambito della montagna mugellana dall’Alpe di San Benedetto fino al passo della Futa che rappresentano elementi di specificità anche attraverso attività di carattere culturale favorendone l’inserimento all’interno di circuiti econaturalistici.”
Nel Piano ambientale ed energetico regionale vengono elencati una serie di requisiti la cui sussistenza costituisce, in generale, elemento per la valutazione positiva dei progetti. Tra questi:
– il ricorso a criteri progettuali volti a ottenere il minor consumo del territorio, sfruttando al meglio le risorse energetiche disponibili;
– il riutilizzo di aree già degradate da attività antropiche, pregresse o in atto, tra cui siti industriali, cave, discariche, siti contaminati, così come definite dalla l.r. 11/2011;
– una progettazione legata alle specificità dell’area in cui viene realizzato l’intervento;
– la ricerca e la sperimentazione di soluzioni progettuali e componenti tecnologici innovativi, al fine dell’armonizzazione e del migliore inserimento degli impianti stessi nel contesto storico, naturale e paesaggistico.
La sentieristica
Il crinale oggetto dell’intervento è da più di 40 anni attraversato dalla sentieristica principale del territorio. Su quel crinale è presente il Sentiero Europeo E1; il Sentiero Italia (SI); la ‘Grande Escursione Appenninica (GEA)’; il ‘Sentiero 00 e in particolare il tratto di anello principale – dalla Colla di Casaglia al Passo del Muraglione – del Sorgenti di Firenze Trekking (SOFT), fatto oggetto di manutenzione e installazione della segnaletica da parte della Comunità Montana prima e dall’Unione del Mugello poi.
Visibilità dell’impianto
La valle del Mugello fa riferimento alla parte medio superiore del bacino idrografico del fiume Sieve: è un’ampia conca delimitata a Nord dal principale spartiacque appenninico (dal Passo della Futa, dal Passo del Giogo di Scarperia, dal Passo della Colla di Casaglia e dal Passo del Muraglione), a Sud dai contrafforti del Monte Giovi e del Monte Senario, chiusa a ovest dai Monti della Calvana oltre i quali si estende la Provincia di Prato. Essendo una conca l’impianto previsto è visibile in tutto il territorio mugellano.
La ventosità del luogo e la secretazione dei dati da parte della Regione
L’assessore regionale all’Ambiente sostiene che si produrrà energia per 100.000 famiglie. Questo dato è assolutamente senza fondamento perchè il Mugello non è un territorio particolarmente ventoso. E soprattutto avendo la regione secretato i dati legati alla ventosità specifica del crinale in questione che determinano la reale capacità produttiva dell’impianto viene completamente inficiata ogni e qualsiasi dichiarazione sulla produttività dell’impianto stesso.
Nell’Atlante Eolico per ciò che concerne la mappa dei venti emerge come le aree maggiormente ventose siano concentrate nel Centro-Sud e nelle Isole Maggiori (Sardegna e Sicilia). Viceversa nel Nord Italia, salvo rare eccezioni, vi è una scarsità di vento tranne che in montagna, ma a quote relativamente elevate e dunque difficilmente raggiungibili. Anche il WindGis – il Sistema per la valutazione del potenziale eolico della Regione Toscana – non individua l’area interessata dall’impianto eolico Monte Giogo di Villore tra le maggiormente ventose, cioè quelle che raggiungono valori tra i I 5 e i 7.5 m/s.
Alta sismicità del bacino del Mugello
Il Mugello ha dimostrato una notevole sismicità sia storica che strumentale. Si registrano infatti in Appennino Settentrionale terremoti la cui magnitudo può raggiunge 6.5 ML che hanno provocato danni fino all’XI grado della scala MCS (Boschi et al., 2000; Valensise e Pantosti Eds., 2001). Gli eventi di forte intensità si concentrano lungo la zona assiale della catena e sono associati a sorgenti sismogenetiche disposte nella direzione appenninica principale NW-SE all’interno delle conche intermontane Quaternarie. Proprio dove dovrebbe essere collocato l’impianto eolico.
Secondo il modello di pericolosità di riferimento per l’Italia, il Mugello ha valori di accelerazione superiori a 0.2g che hanno una probabilità del 10% in 50 anni di essere raggiunti e superati.
Sulla viabilità in avvicinamento ben 21 interventi
Viene definita Strada di Avvicinamento all’impianto il tratto stradale compreso fra il casello autostradale di Barberino e Dicomano. Per tutto questo tratto, lungo 40 km, risultano necessari interventi per adeguare la viabilità al transito dei mezzi eccezionali, in particolare dei mezzi che trasportano le pale lunghe 59-69 metri. Sono necessari 21 interventi che, eufemisticamente, il progetto definisce di modesta entità. In realtà le opere previste sono tutt’altro che modeste e soprattutto intervengono su una viabilità (unica arteria che collega San Godenzo e la Val di Sieve al casello di Barberino) trafficata e con un manto stradale che, per lunghi tratti, è in cattivo stato di manutenzione. I lavori di allargamento delle curve saranno particolarmente impegnativi e per mesi e mesi recheranno non pochi problemi alla circolazione.
La salita al crinale
La salita al crinale parte da San Bavello (sulla statale 67 tra Dicomano e San Godenzo) per Corella transitando poi dalla servitù già posta dalla SNAM sui terreni dove passa il metanodotto. Il tratto di viabilità dalla valvola SNAM al crinale comporta maggiori costi logistici di trasporto e la necessità, viste le fortissime pendenze anche del 28% , di cementare lunghi tratti.
Da San Bavello sino alla valvola SNAM ci sono la strada comunale per Corella e strade vicinali: qui verranno effettuati ben 24 interventi per consentire il passaggio dei mezzi. Interventi pesantissimi in una zona di grande fragilità soggetta a frane e distacchi resi più probabili dalle piogge intense dovute al cambiamento climatico. Sono previsti allargamenti di curve, con arretramenti dei versanti e interventi sulle scarpate.
L’impianto confina con aree protette
Il tratto di crinale interessato dall’impianto confina con la Zona Speciale di Conservazione Muraglione Acqua Cheta, nelle vicinanze è la Zona di protezione Speciale dell’Acqua Cheta, entrambi Siti di Interesse Comunitario (SIC), e dista solo 3 km. a dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
Il contributo redatto dal Parco specifica altresì che “l’assenza di qualsiasi tipo di infrastruttura (strade, linee elettriche, infrastrutture turistiche) fa di questo tratto di crinale l’area con i livelli di disturbo antropico più bassi di questo tratto di Appennino. Tale condizione è ben esemplificata dal ricco e diversificato popolamento di rapaci diurni che frequentano la zona, composto da numerose specie (tutte quelle potenzialmente presenti, considerando le caratteristiche ambientali dell’area), molte delle quali particolarmente sensibili al disturbo antropico, in primis aquila reale e biancone”.
La delibera n. 11 del 22.4.2010 del Consiglio Direttivo del Parco ha fornito agli uffici direttive in tema di parchi eolici esterni all’area protetta. Secondo tale delibera, “per le finalità di tutela e valorizzazione ambientale alle quali il Parco Nazionale deve la sua istituzione, degli aspetti ecologici, paesaggistici, ambientali e socio-economici, con rilevanza anche all’interno del territorio del Parco Nazionale, la realizzazione di impianti eolici di grandi dimensioni, che vengano proposti, sia da ritenersi incompatibile”.
Il Parco Nazionale ha espresso parere negativo sulla realizzazione dell’impianto.
Trasformazione del bosco
Pesantissimo risulta l’intervento ai danni dei boschi interessati dal progetto. Gli interventi di adeguamento e ampliamento, nonché di apertura di tratti di viabilità di accesso al sito, vengono effettuati su un’area quantificata in circa 30.848 m2, di cui circa 9.098 m2 a castagneto e circa 21.750 m2 a faggeta. Il 51% verrà trasformato da bosco ad area aperta. Ciò vale anche per gli interventi, pari a 6.790 m2, relative alla stradina sotto cui corre il gasdotto SNAM, oggi boscata, che si trasformerà, di fatto, in area aperta.
La viabilità di collegamento tra le singole piazzole sul crinale, comprese le aree di cantiere e le opere connesse ai singoli aerogeneratori, richiederà una nuova occupazione di più di 8 ettari, di cui circa 48.477 m2 a faggeta, 15.493 m2 di radure colonizzate da felce e 19.067 m2 di aree aperte. Il 65% della superficie diventerà area aperta.
La trasformazione del sito in oggetto, di fatto, da area protetta ad area industriale pone altresì il problema delle emissioni in fase di esercizio dell’impianto eolico che passerebbero dalla Classe I alla Classe V, secondo quanto riportato nella Tavola Acustica.
La Sovrintendenza di Firenze ricorre al Consiglio dei Ministri
Le Soprintendenze di Firenze e delle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini hanno espresso parere negativo al progetto. Il confinante Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi ha bocciato il progetto motivandolo con un corposo documento di analisi sulle emergenze ambientali e faunistiche protette da leggi nazionali ed europee presenti sui crinali. Il Comune di S. Godenzo con delibera consiliare non ha approvato alcun intervento previsto sul proprio territorio, in particolare l’impattante viabilità di accesso così come l’alterazione irreversibile dei paesaggi interessati dalle opere in progetto. Ricordiamo anche i pareri negativi del Comune di Marradi, del Comune di Portico San Benedetto, dell’Unione Comuni della Romagna Forlivese. La stessa Conferenza dei Servizi rileva una serie vastissima di questioni tecniche e integrazioni che necessitano ancora di risposte da parte di AGSM.
La quantità di carte che si sono accumulate finora in questa procedura autorizzativa può creare un’impressione ingannevole di impeccabilità, quando invece la subalternità all’impostazione e alle esigenze di AGSM degli uffici regionali e della gran parte degli Enti politicamente legati alla maggioranza che governa la nostra regione alla fine è stata più che evidente, mentre le osservazioni più scomode sono state liquidate con una superficialità che si può spiegare solo con la volontà di realizzare comunque in Toscana un grande impianto che soddisfi la pianificazione energetica dell’Unione Europea.
Ma anche se è condivisibile l’utilità e la necessità di dotarsi di energie rinnovabili queste non possono occupare con strutture artificiali nuovo suolo naturale e forestale. La costruzione di impianti eolici non può, come accade nel Mugello, sacrificare ettari di bosco contraddicendo così la nuova strategia della stessa UE che si impegna a piantare 3 miliardi di alberi in più entro il 2030 con l’obiettivo di incrementare la foresta e gli alberi che ricoprono l’UE, aumentare la resilienza delle foreste e la loro funzione di invertire la perdita di biodiversità.
La Soprintendenza di Firenze con il suo “dissenso qualificato” in sede di conferenza dei servizi ha innescato un processo che ha portato la questione direttamente al Consiglio dei Ministri. Il ministro per i Beni Culturali, di cui la Soprintendenza è dipendente, ha presentato l’opposizione al Presidente Del Consiglio dei Ministri.
La Presidenza del Consiglio ha indetto per lunedì 7 marzo una riunione con la partecipazione delle amministrazioni che hanno espresso il dissenso e delle altre amministrazioni che hanno partecipato alla Conferenza dei servizi. In tale riunione i partecipanti hanno formulato proposte per l’individuazione di una soluzione condivisa, che sostituisca l’esito della conferenza dei servizi con i medesimi successivi effetti. Tale accordo non è stato raggiunto. Sarà quindi il Governo a decidere sul progetto”.
I firmatari
Italia Nostra Firenze, Club Alpino Italiano – Regione Toscana, Associazione Italiana per la Wilderness, Comitato per la tutela del crinale mugellano, Associazione Dicomanocheverrà, Associazione MugelloinMovimento, Associazione Atto primo Salute Ambiente Cultura, Associazione Movimento per la Terra, Comitato Liberi Pensatori a difesa della Natura, Rete Toscana a Difesa del Verde Pubblico
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