Un testo che non risolve i problemi: le dieci maggiori associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica denunciano le gravi lacune del nuovo Piano di Azione Nazionale sui Pesticidi.
A cura di AIAB, Biodinamica, FederBio, FIRAB, Greenpeace, Legambiente, Lipu-BirdLife, ISDE, Pro Natura e WWF Italia
Dal Forum di confronto a supporto della consultazione pubblica avviata per la revisione del Piano di Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, in corso a Roma presso l’Hotel Palatino, a cura della Rete Rurale Nazionale, le associazioni AIAB, Biodinamica, FederBio, FIRAB, Greenpeace, Legambiente, Lipu-BirdLife, ISDE, Pro Natura e WWF Italia esprimono profondo sconcerto avendo constatato che anche la bozza di revisione del PAN attualmente in discussione non è coerente con le finalità indicate dalla Direttiva europea 2009/128/CE sull’uso sostenibile dei pesticidi e lanciano l’allarme per l’assenza di un serio impegno per la riduzione dell’uso della chimica di sintesi in agricoltura, nelle città e in aree frequentate da soggetti sensibili come i bambini, le donne in gravidanza e gli anziani e per la tutela delle produzioni biologiche dalla contaminazione accidentale.
A fine luglio è stata pubblicata sui siti dei tre Ministeri competenti, Ministero delle Politiche agricole, Ministero dell’Ambiente e Ministero della Salute, la bozza del Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari per la prevista fase di consultazione pubblica, che avrà termine il 15 ottobre 2019.
Il testo proposto dai tre Ministeri non risolve i problemi più volte denunciati dalle associazioni e dai comitati dei cittadini, non indica con chiarezza e priorità l’obiettivo della riduzione dell’uso dei pesticidi, sostituendolo con quello della riduzione del rischio, limitandosi a disciplinarne l’utilizzo. Si privilegia la produzione integrata rispetto all’Agricoltura biologica, a cui non si riconosce il ruolo chiave nella transizione agroecologica dei territori e il contributo positivo alla mitigazione dei conflitti tra produttori agricoli e comunità locali.
Si fissano limiti per le distanze dei trattamenti dalle abitazioni e dai luoghi frequentati dalle persone non adeguatamente cautelativi alla luce delle evidenze scientifiche disponibili, addirittura prevedendo la possibilità di deroghe da parte delle Regioni con la riduzione a solo 5 metri di tali distanze.
Il PAN infine non prevede divieti e misure vincolanti e cogenti per l’eliminazione dei pesticidi più tossici per le specie selvatiche nelle aree naturali protette e nei siti Natura 2000 e non affronta il tema dei controlli dell’applicazione delle regole del PAN e delle sanzioni per chi le viola.
Le associazioni AIAB, Biodinamica, FederBio, FIRAB, Greenpeace, Legambiente, Lipu-BirdLife, ISDE, Pro Natura e WWF Italia chiedono per questo alcune modifiche sostanziali al testo proposto per il nuovo Piano di Azione Nazionale (PAN) sui pesticidi. In particolare il nuovo Piano deve garantire regole certe e cogenti per:
– Dare effettiva priorità all’agricoltura biologica e individuare obiettivi quantitativi più ambiziosi in termini di percentuali di riduzione di tutti i prodotti fitosanitari perché vi sia un reale effetto sulla salute e sull’ambiente, anche in base al principio di precauzione.
– Ridurre i rischi per i residenti nelle aree rurali fissando distanze minime di sicurezza realmente cautelative e non derogabili dalle abitazioni; in presenza di aree frequentate da gruppi vulnerabili confinanti con le aree agricole deve essere vietato l’utilizzo dei pesticidi di sintesi indipendentemente dalla loro composizione o classificazione ed etichettatura di pericolo. Deve essere mantenuta una distanza di almeno 15 metri dalle coltivazioni biologiche per difenderle dal rischio di una possibile contaminazione accidentale.
– Nei siti Natura 2000 e nelle altre aree naturali protette deve essere vietato l’utilizzo di pesticidi pericolosi per gli habitat e le specie selvatiche, con misure di conservazione della biodiversità regolamentari vincolanti.
– Vietare l’uso dei pesticidi in città adottando tecniche biologiche per la manutenzione delle aree non agricole, rete viaria e ferroviaria, con particolare attenzione al verde pubblico e privato e manutenzione degli spazi utilizzati dalla popolazione residente.
– Prevedere il divieto totale del glifosate in Italia entro il 2022, escludendo qualsiasi ipotesi di rinnovo dell’autorizzazione concessa per cinque anni dall’Unione Europea il 27 novembre 2017, come già hanno fatto Austria, Lussemburgo e Germania.
– Rafforzare i sistemi di monitoraggio e controllo sulla presenza di pesticidi nelle acque superficiali e sotterranee, nel suolo e nel cibo, attribuendo competenze specifiche a ISPRA e Carabinieri Forestali.
– Nelle aree di rispetto dei punti di captazione di acque da destinare al consumo umano, i piani previsti dall’art. 94 del D.LGS 152/2006 devono prevedere il divieto di utilizzo di concimi e pesticidi chimici, consentendo esclusivamente l’uso dei metodi di coltivazione e dei prodotti consentiti dai disciplinari dell’agricoltura biologica.
Il nuovo PAN Pesticidi, coerentemente alla normativa europea, deve creare le condizioni affinché il ricorso ai pesticidi possa avvenire solo dopo avere adottato pratiche agroecologiche alternative all’uso dei prodotti chimici di sintesi, come già avviene in agricoltura biologica.
L’approvazione del nuovo PAN pesticidi rappresenta una vera cartina tornasole, un indicatore oggettivo della reale volontà politica dell’attuale Governo di sostenere con convinzione una transizione agroecologica della nostra agricoltura volta a tutelare la salute dei cittadini e dell’ambiente vietando l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi, tossiche e nocive, nelle aree protette e nelle nostre città, in particolare nelle aree frequentate dai soggetti più deboli e vulnerabili delle comunità come i bambini, le donne in gravidanza e gli anziani. Non vi sono, infatti, ragioni valide per consentire ancora l’utilizzo dei pesticidi nelle città, nella manutenzione delle strade e delle ferrovie, se non la tutela degli interessi economici di chi produce e commercializza questi veleni.
Il Green New Deal deve partire anche da qui, è ora di passare dalle parole ai fatti.
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