Dopo anni di inquinamento è stato istituito con legge dello Stato il Parco della laguna. Dubbi del Wwf mentre i pescatori chiedono interventi rapidi.
Redazione
28 gennaio 2025
ORBETELLO (Gr) – La scorsa estate la laguna di Orbetello era balzata alle cronache per una massiccia moria di pesci che aveva colpito l’opinione pubblica. Quella di Orbetello è una delle quattro aree toscane che figurano nell’anagrafe nazionale dei Sin insieme a Massa Carrara, Collesalvetti-Livorno e Piombino, siti di interesse nazionale da bonificare dove è stata accertata un’alterazione delle qualità ambientali del suolo, sottosuolo e acque sotterranee. Il Sin di Orbetello è il risultato di una storia produttiva fatta di inquinamento per troppo tempo dimenticata.
Da qualche giorno, comunque, è stato istituito con legge dello Stato il Parco ambientale per lo sviluppo sostenibile della laguna di Orbetello dopo l’ok definitivo del Parlamento. La sua creazione punta a intervenire per risolvere la profonda crisi ambientale in cui versa la zona umida, già classificata come Zona speciale di conservazione (Zsc), Zona di protezione speciale (Zps) e sito Ramsar.
La legge prevede la creazione di un Consorzio composto da ministero dell’Ambiente, Regione Toscana, Provincia di Grosseto e Comuni di Orbetello e Monte Argentario che si occuperà di: monitoraggio e manutenzione della laguna; rimozione e trattamento delle alghe; ristabilimento della qualità delle acque; valorizzazione ecosostenibile delle risorse naturali; supporto alle attività produttive legate alla laguna.
Il Wwf, escluso dagli attuali enti gestori insieme al Reparto Carabinieri Biodiversità di Follonica, nutre diverse perplessità sulla legge: “L’introduzione di un consorzio di gestione porta di fatto alla disapplicazione della legge quadro sulle aree protette rischiando di indebolire la salvaguardia dell’area escludendo chi ha accumulato decenni di esperienza nella tutela della laguna”. A lanciare un altro monito ci ha pensato poi Pier Luigi Piro, presidente dei Pescatori di Orbetello: “Il granchio blu la prossima estate sarà devastante, ciascuna femmina è in grado di deporre 1,5 milioni di uova. Sono già stati danneggiati gli strumenti di pesca ed è a rischio l’intero ecosistema”.
Sempre sul fronte della pesca per Andrea Bartoli, vicepresidente di Fedagripesca Toscana, è necessario un pacchetto di interventi urgenti e strutturali per invertire la rotta: “È necessario rimuovere i sedimenti in eccesso e intervenire sulle fonti di inquinamento così come le attività di raccolta e smaltimento delle alghe devono essere effettuate in maniera continuativa. E’ essenziale poi implementare un piano di monitoraggio continuo della qualità delle acque”. In definitiva urge un piano di valorizzazione ecoturistica per l’educazione alla sostenibilità, creare nuovi posti di lavoro e promuovere la cultura del rispetto per l’ambiente.
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