Mentre celebriamo la Giornata mondiale dell’Ambiente continuiamo a sacrificarlo sull’altare degli interessi economici.
di Sandro Angiolini
Si è celebrata ieri in tutto il mondo la Giornata dell’Ambiente. È un appuntamento simbolico inaugurato nel 1974 su iniziativa della Nazioni Unite e dovrebbe servire a ricordare a tutti che salvare il nostro pianeta è una priorità assoluta.
A giudicare da quello che abbiamo ottenuto in questi ultimi 47 anni potremmo anche sostituirla con qualcos’altro. Per esempio con una settimana obbligatoria l’anno di lavori ambientalmente utili: ce ne sarebbero tanti da svolgere (pulizia di discariche abusive, bonifica di siti inquinati, protezione di specie a rischio, rimboschimento di aree bruciate) e farebbe bene ai cittadini di ogni età, sesso e religione.
Sì, perché mentre in tutto il mondo si tenevano vari eventi ispirati a questa particolare Giornata, al largo delle coste dello Sri Lanka una nave porta container nuova di pacca (febbraio 2021) si inabissava con il suo bel carico di sostanze tossiche, plastiche e petrolio: abitanti, imprenditori turistici e fauna marina di quel Paese ringraziano sentitamente. Il che dovrebbe ricordarci, solo per fare un esempio, che potremmo limitare l’uso di ogni sostanza non biodegradabile sostituendola con alternative di origine naturale che già sono disponibili.
Peccato che questo riusciamo apparentemente a predicarlo e a realizzarlo solo nei Paesi “avanzati”, continuando a spostare produzioni inquinanti e smaltimento di rifiuti speciali in quelli “in via di sviluppo” (quando non lo facciamo nella pavimentazione sotto le strade della Toscana…). Tutto ciò, in estrema sintesi, perché sacrifichiamo gli interessi dell’ambiente a favore di quelli dell’economia, intesa come interessi e rendite di posizione precostituite.
Per fortuna, nella stessa giornata, è arrivata anche una notizia positiva e in buona parte inaspettata: i ministri delle Finanze dei 7 Paesi più sviluppati al mondo si sono accordati per introdurre una tassazione minima del 15% sui guadagni delle imprese multinazionali, che finora hanno sfruttato allegramente regimi fiscali di favore in Paesi che si dicono peraltro rispettosi della democrazia: come se pagare le tasse non ne fosse un requisito. Se confermata (e non è scontato) nel prossimo vertice dei G20 di luglio, sarà un’ottima notizia per l’ambiente. Perché così gli Stati avranno a disposizione una fonte di risorse aggiuntive che servirà loro in parte per ripianare il debito pubblico e in parte per finanziare interventi di tutela ambientale che altrimenti non sarebbero fattibili. A meno che non si pensi di finanziare quegli stessi interventi con dei condoni, cosa che in Italia non ci facciamo mai mancare.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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