Il Ministero della Transizione Ecologica ha rinnovato l’AIA alla multinazionale con un limite di 250.000 tonnellate di sversamenti all’anno.
Redazione
ROSIGNANO (Li) – Risalgono a circa un anno fa i due esposti presentati alla procura di Livorno contro la Solvay: il primo era curato dal deputato M5s Francesco Berti, dalla consigliera grillina Silvia Noferi e dall’avvocato Vittorio Spallasso, il secondo da Berti insieme a Giuseppe Bivona, cofondatore del fondo internazionale di investimento Bluebell Capital Partners. Entrambi gli esposti contestavano le comunicazioni ufficiali dell’azienda per la presunta adozione di tecniche esplicite di greenwashing.
Negli anni la presenza dello stabilimento ha causato l’inquinamento del tratto di costa a sud dell’abitato. Le cosiddette Spiagge bianche sono formate infatti dagli scarichi dell’adiacente industria chimica. Per il 90% si tratta di calcare cotto e finemente tritato e per il 10% circa di cloruro di calcio. Il sito, secondo l’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), è tra i 15 tratti costieri più inquinati del Mediterraneo a causa degli “sversamenti di gesso e calcare, metalli pesanti bioaccumulabili quali mercurio, arsenico, cadmio, cromo e piombo”. Si calcola che negli ultimi 80 anni l’azienda ne abbia sversati in mare circa 13 milioni di tonnellate.
Non può dunque passare inosservato che il Ministero della Transizione Ecologica abbia da poco rinnovato l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) alla multinazionale, permettendole di continuare così a realizzare prodotti chimici nello stesso stabilimento e a sversare i residui della produzione in mare per altri 12 anni, con un limite di 250.000 tonnellate l’anno.
Il decreto, risalente al gennaio scorso, ha confermato l’AIA anticipando di cinque anni la sua scadenza naturale prevista per il 2027. Secondo Berti “il relatore speciale delle Nazioni Unite sulle implicazioni per i diritti umani della gestione e dello smaltimento ecocompatibile di sostanze e rifiuti pericolosi, Marcos Orellana, due mesi fa avrebbe annunciato l’avvio di un’indagine i cui risultati verranno pubblicati a settembre 2022”.
“Non possiamo più tollerare incidenze di mesotelioma pleurico e di altre malattie connesse ai procedimenti industriali di questo polo chimico, al di sopra di ogni soglia ammissibile” è il commento di Legambiente Costa Etrusca, che aggiunge: “Gradiremmo che si facessero una serie di carotaggi sui fondali e sulle spiagge per capire di quali e quanti inquinanti stiamo realmente parlando”.
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