In compenso ci sono un paio di grandi perdenti: una visione d’insieme sul futuro della società occidentale e il buon senso.
di Sandro Angiolini
11 febbraio 2024
Dato che sono figlio di agricoltori, che ho dei titoli di studio nel settore e che ci ho lavorato per oltre 35 anni mi tocca intervenire su una questione che da un paio di settimane suscita proteste in molti Paesi europei (ma non tutti).
In estrema sintesi: in questa vicenda non sta vincendo nessuno, e soprattutto non c‘è nessuna guerra da vincere. Però ci sono un paio di grandi perdenti: una visione d’insieme sul futuro della società occidentale e il buon senso. Provo a spiegarmi, anche se non è facile farlo in poche righe:
– l’agricoltura è forse il settore produttivo esposto a maggiori rischi, in primis quelli legati alle variazioni del tempo e ai cambiamenti climatici. È anche uno dei settori dove il lavoro e i suoi orari sono più duri. Inoltre è un settore dove i margini di guadagno sono in media assai ridotti: per 6 anni ho esaminati i bilanci di aziende agricole toscane e i 2/3 erano in rosso (grandi o piccole che fossero). Si salva chi non ha fatto grandi debiti, chi si è specializzato in nicchie di qualità, chi ha maggiori capacità di gestione, di innovazione e di promozione.
– quanto sopra spiega perché dalla metà degli anni ’60 il settore è sostenuto, per una quota significativa, dai contributi della politica agraria europea, che vi destina tuttora il 30% del suo intero bilancio (leggi circa 50 miliardi di €/anno per 27 Paesi, a cui si aggiungono i contributi nazionali e regionali). Per gestire questo flusso di soldi è in piedi un’infrastruttura amministrativa assai complessa (e spesso troppo complicata): di fatto penalizza le piccole e medie imprese.
– tutto questo dovrebbe, in teoria, fornire contemporaneamente gli obbiettivi di cibo sano ai consumatori, redditi sufficienti ai produttori, una sicurezza alimentare a livello europeo e una decente tutela delle risorse ambientali e del paesaggio. Ci stiamo riuscendo? Direi soprattutto per la qualità del cibo e la sicurezza alimentare complessiva, molto meno per gli altri due obbiettivi (e nel resto del mondo non stanno meglio).
Le recenti proteste degli agricoltori evidenziano perciò il primo problema, il più diretto per loro: a coltivare ci rimettono, e non solo da oggi. Ma non è con una parziale riduzione di tasse, con il rimandare l’uso di prodotti antiparassitari più sicuri per l’ambiente (e per i lavoratori) o con altri interventi parziali che si risolvono i loro problemi: sono cerotti messi su ferite che hanno cause più profonde. E su cui i media tendono a semplificare in modo disastroso: ha vinto l’Italia contro l’Europa, Davide contro Golia, etc. Per molti governi sono solo l’affermazione di una logica corporativa dove si accontentano soprattutto le minoranze rumorose: oggi i trattori, ieri i balneari, prima i tassisti; al di là e contro ogni valutazione d’insieme.
Il vero punto, secondo il mio modesto parere è: che ruolo devono giocare agricoltura – allevamento – forestazione in un continente avanzato? Come si può migliorare il raggiungimento dei 4 grandi obbiettivi di fondo che ho citato sopra?
La risposta, direbbe Bob Dylan, sta soffiando nel vento. Io ci metto dentro tre proposte:
1) destiniamo i contributi pubblici solo a chi fa già o si converte all’agricoltura Bio, oppure a progetti di rete e/o di sviluppo territoriale; 2) semplifichiamo la gestione di questi flussi e la gestione ordinaria di ogni impresa, pur nel rispetto di salute e ambiente; 3) abituiamo maggiormente le persone a capire che siamo ciò che mangiamo, ma anche come si lavora nei campi, che in fondo sono di tutti.
Ne riparleremo.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
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