Oltre la siepe - di Sandro Angiolini

La grande siccità in Messico, perché quest’emergenza riguarda anche noi

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Con il cambiamento climatico in corso siamo sicuri di saper gestire bene la risorsa acqua in Italia e in Toscana? I dati (e non solo) ci dicono di no.

 

di Sandro Angiolini

Una recente notizia a cui i media nostrani non hanno dato molta importanza riguarda il grave stato di siccità che sta colpendo attualmente il Messico. Circa l’87% di questo Paese si trova infatti in condizioni di siccità, la peggiore degli ultimi 30 anni. Che ce ne frega, dirà qualcuno? Beh, non è proprio così. Credo invece che sia opportuno rifletterci per tanti motivi.

Il primo, come intuirà chi ha l’abitudine di seguire il mio blog, è che ci rimanda al grande tema della lotta al cambiamento climatico. Sul quale fenomeni estremi come grandi siccità sono l’ennesima conferma della necessità di intervenire: con accordi internazionali, con l’innovazione tecnologica, con la modifica delle abitudini personali e così via. Piccola ma doverosa nota: l’Italia è tra i primi tre Paesi europei potenzialmente più a rischio di siccità.

Il secondo motivo per cui ho scelto questa notizia è che ci stiamo avvicinando all’estate, e non a un’estate qualunque: forse la prima estate “post-Covid”. Dove il desiderio di muoversi e festeggiare in libertà sarà più grande che in passato. Magari facendosi una bella bevuta di acqua fresca. Una domanda è d’obbligo: siamo sicuri di saper gestire bene la risorsa Acqua in Italia e in Toscana? I dati (e non solo) ci dicono di no.

Come si trova scritto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, le reti idriche registrano ancora livelli medi di perdite pari a circa il 40%: decisamente troppo per un Paese “avanzato”. E gli Italiani sono uno dei due popoli in Europa che consuma più acqua minerale al posto di quella del rubinetto; con conseguente problema di consumo e smaltimento di plastiche. Non basta: abbiamo una lista lunghissima di opere infrastrutturali legate al ciclo dell’acqua (dighe, reti di distribuzione, laghetti collinari) che o sono incompiute, o non funzionano bene, o hanno bisogno urgente di manutenzione.
Non è finita qui: la normativa del settore è una delle più complesse dell’intero settore ambientale, e questo complica non poco le cose.

Che fare? Innanzitutto non perdere la calma, imparare da chi (a livello di Stati e regioni) questi problemi li gestisce meglio e cominciare ad agire per tempo. Per esempio sensibilizzando le persone già da ora su un uso razionale dell’acqua. Per esempio chiedendo all’Unione Europea che introduca un’etichetta su tutti i beni che ci dica quanta acqua è stata necessaria per la loro produzione, in maniera simile a ciò che già si fa da anni riguardo alla loro efficienza energetica. Per esempio investendo di più sul controllo e sull’uso ottimale di questa risorsa in agricoltura (il settore che ne consuma il 70% circa del totale).
E non laviamocene le mani.

Sandro Angiolini_piccolaOLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.

Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.