Da qualche parte si dovrà cominciare a razionare il consumo dell’acqua ma ognuno è convinto di avere delle buone ragioni per non farlo.
di Sandro Angiolini
19 Giugno 2022
In questa settimana quasi tutti i più famosi media nazionali hanno dedicato pagine e servizi vari al tema della gravissima siccità che sta colpendo tutta l’Italia: era ora. Già da circa un mese capitava di leggere qualche riga dedicata al precario stato del fiume Po, sceso a livelli di guardia. Ora l’emergenza (una delle tante nel nostro Paese) si è fatta più chiara, ma non per questo più facilmente gestibile.
Alcune brevi riflessioni “a caldo” (in tutti i sensi):
– che i Paesi del bacino del Mediterraneo, e in particolare l’Italia che vi si trova al centro, fossero a maggior rischio di questi fenomeni era noto da tempo (vedi gli studi sulla desertificazione in atto in alcune aree del Mezzogiorno usciti circa un decennio fa). Per chi ne volesse sapere di più segnalo questo articolo: www.fanpage.it/innovazione/scienze/segni-evidenti-di-desertificazione-sul-28-dellitalia-lallarme-lanciato-dallispra/
– dato che l’80% circa dell’acqua che consumiamo va in usi agricoli e zootecnici, perché questo tema non è stato scelto come assoluta priorità negli ultimi anni per favorire la sensibilizzazione degli operatori e investimenti finalizzati a una riduzione dei consumi e una loro maggiore sostenibilità? Misteri della politica e della burocrazia italiane;
– il settore della gestione delle risorse idriche sconta ritardi culturali e organizzativi molto pesanti: negli ultimi 20/30 anni siamo passati da tentativi di ambiziose riforme poi sostanzialmente abortiti (vedi legge Galli), referendum disattesi (quello per rendere pubblica la gestione delle acque), mentre tutti sapevano che le nostre condutture perdono in media il 40% dell’acqua che vi transita e che la grande maggioranza degli abitanti si culla ancora nell’illusione che l’acqua sia un bene “gratuito”;
– la difficoltà forse più grande della crisi idrica attuale è quella legata all’imminente crearsi di un conflitto tra i gruppi di interesse interessati al suo utilizzo: agricoltori contro albergatori, cittadini contro industriali e via dicendo. Perché da qualche parte si dovrà cominciare a razionarne il consumo, e ognuno porterà delle ragioni (spesso anche valide) per non cominciare a farlo. E tutto questo potrebbe ritardare l’adozione di misure adeguate per gestire la crisi.
Dimenticavo: anche nel recente PNRR l’ammontare delle risorse destinato al tema è ridicolmente basso. Forse l’unico aspetto positivo di questa siccità è che ci fa ricordare quanto siamo inermi da soli e quanto dipendiamo, in ultima analisi, anche dalle scelte altrui, con cui ci dobbiamo necessariamente confrontare… È la grande lezione della Complessità.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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