I botanici: “Trascurati totalmente i rischi legati all’introduzione di specie potenzialmente dannose per gli ecosistemi e la biodiversità”.
Redazione
21 giugno 2024
PRATO – Le piante neofite possono diventare invasive e minacciare la biodiversità e gli ecosistemi. La Società Botanica italiana, la Società italiana di Biogeografia e la Società italiana Scienza della vegetazione, il fior fiore della comunità scientifica botanica, boccia il “Bosco di Neofite”, l’intervento di forestazione urbana inaugurato alla fine di maggio nell’area di Tobbiana – Allende a Prato.
Il nuovo parco urbano è costituito da circa 150 alberi e 400 arbusti distribuiti su una superficie di 7.500 metri quadrati. L’intervento si inserisce nel percorso di forestazione Prato Forest City ed è stato progettato dal professor Stefano Mancuso e dal Pnat, spin -off dell’Università di Firenze, in collaborazione con l’associazione Arte Continua e il Comune di Prato. L’obiettivo, creare un polmone verde in un’area particolarmente soggetta a traffico e inquinamento. Tutte le piante sono state scelte da Stefano Mancuso sulla base della provenienza da diverse parti del mondo.
Ma per i botanici è proprio questo il problema. “Le piante neofite fanno parte delle specie aliene” spiegano le associazioni in una nota congiunta. Questo comporta dei rischi che non possono essere trascurati: “Possono diventare invasive e minacciare la biodiversità e gli ecosistemi, entrando in competizione con le specie locali, modificando significativamente le dinamiche naturali degli ecosistemi invasi con effetti a cascata sull’intera rete ecologica”.
Quello che sta accadendo con il granchio blu dovrebbe indurre alla riflessione: “Una volta introdotte, molte specie aliene possono diffondersi in modo incontrollato, richiedendo costose operazione di contenimento ed eradicazione, con rischi difficilmente prevedibili”.
I botanici considerano poco felice anche la strategia comunicativa associata all’iniziativa, basata sull’analogia tra migrazioni umane e traslocazioni di specie da parte dell’uomo. “Questioni sociali complesse, come l’immigrazione, e questioni scientifiche, come la gestione delle specie aliene, devono essere trattate con il dovuto rispetto dei diversi ambiti che le contraddistinguono”.
Senza contare che “alcune delle specie utilizzate nel progetto sono ben note neofite invasive in Europa (varie specie del genere Eucalyptus, Quercus rubra, Robinia pseudoacacia, per esempio) e si mostra così di trascurare totalmente i rischi legati all’introduzione di specie aliene e invasive potenzialmente dannose per gli ecosistemi”.
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