Ecosistema

Isola d’Elba, nella rinata Zona umida di Mola è arrivato per la prima volta il Falco di Palude

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Un habitat insulare devastato da anni di incuria ricostruito grazie a un progetto del Parco Nazionale Arcipelago Toscano e dell’Università di Firenze.

 

di Gabriella Congedo
foto di Roberto Barsaglini

ISOLA D’ELBA (Li) – Benedette siano le zone umide, scrigni di biodiversità. E benedetto sia il lavoro di chi, caparbiamente, si è impegnato per ripristinare questi habitat fondamentali per l’ecosistema che sembravano destinati a scomparire.
A Mola, una delle due zone umide rimaste all’Isola d’Elba (insieme a Schiopparello – Le Prade), dopo solo pochi mesi dai lavori di ripristino è arrivato un testimonial eccezionale, un regale Falco di Palude (Circus aeruginosus), un maschio con la sua magnifica livrea marrone, grigia, bianca e nera, la nuca e la gola gialle. Un vero signore del canneto, scontroso e bellissimo.

Corriere piccolo
Corriere piccolo

Questa piccola ma importantissima oasi si trova nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ai confini tra i Comuni di Capoliveri e Porto Azzurro. Un habitat insulare unico, devastato da usi impropri e anni di incuria, fortunatamente ricostruito grazie a un progetto del Parco Nazionale e dell’Università di Firenze e che i volontari di Legambiente sorvegliano e curano.

L’arrivo del Falco di Palude a Mola è molto importante perché finora la sua presenza in Toscana era limitata all’Oasi Lipu di Massaciuccoli e all’Oasi WWF di Orti-Bottagone a Piombino. Anche se la specie non è considerata a rischio a livello globale è comunque molto rara in Italia, dove nidificano solo 170-220 coppie, e per questo il Falco di Palude è incluso nella Lista Rossa Nazionale e nell’Allegato I della Direttiva Uccelli.

Insieme a sua maestà il Falco di palude la risorta palude di Mola con l’arrivo della primavera si sta ripopolando di una corte di esseri sorprendenti e bellissimi, coloratissimi o mimetici. Mentre ancora il pettirosso non si è deciso a migrare verso nord da questo nuovo paradiso e le rondini dalla gola rossa hanno fatto ritorno numerose dall’Africa, sono comparsi piccoli trampolieri indaffarati come il Voltolino, il Piro Piro Boschereccio e il Corriere piccolo, il timido Porciglione  si aggira furtivo vicino alle belle Marzaiole mentre riuscire a scoprire il mimetico Frullino tra la vegetazione è veramente roba da esperti.

Tra i molti passeriformi spiccano per le loro vistose livree la splendente Cutrettola e la magnifica Ballerina gialla. E tanti, tantissimi animali, visibili e invisibili, tra il mare la terra e il cielo, che stanno ritessendo la rete del vivente in un’area che sembrava ormai irrecuperabile. Molti sono ormai rari o poco comuni e a rischio estinzione nelle isole e solo le ultime zone umide riescono a salvarli da sicura scomparsa.
Non possiamo che gioire della ritrovata bellezza di questo paradiso perduto. Ma è ancora fragile e bisognerà vigilare attentamente per non vedersela sfuggire di nuovo.

Fonte: Legambiente Arcipelago Toscano

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