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Tutela risorse idriche, Fattori (Sì): Toscana inadempiente da vent’anni

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Approvata all’unanimità la mozione di Sì Toscana a Sinistra che impegna la Regione ad applicare le leggi nazionali sulla salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano.

 

In arrivo nuove tutele per le risorse idriche toscane e l’aggiornamento del Piano di Tutela delle Acque. E’ stata approvata all’unanimità dal Consiglio regionale la mozione di Sì Toscana a Sinistra che chiede tre impegni fondamentali: dare finalmente applicazione, anche in Toscana, all’articolo 94 del Testo Unico sull’Ambiente del 2006, individuando in ciascun Comune le aree di ricarica delle falde idriche e definendone i vari livelli di tutela e protezione; prevedere la separazione dei circuiti idrogeologici nella costruzione dei pozzi; predisporre, all’interno del Piano di Tutela delle Acque, la regolamentazione delle zone di protezione, affidando a una specifica direttiva la disciplina delle zone di tutela assoluta e delle zone di rispetto.

Resta invece ancora da discutere l’altro atto di Sì Toscana a Sinistra che chiede di rivedere il PUFF (Piano per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e dei fertilizzanti) vietando l’uso dei prodotti fitosanitari all’interno delle aree di salvaguardia, ossia le zone circostanti ai punti di approvvigionamento dell’acqua destinata all’uso potabile.

“I dati Arpat del 2017 sono allarmanti – ha spiegato il capogruppo di Sì Toscana a Sinistra Tommaso Fattori illustrando la mozione in aula – Il 43% dei corsi d’acqua in Toscana è in uno stato chimico ‘non buono’ e il 68% dei corpi idrici sotterranei è classificato come ‘scarso o scarso localmente’. Il che significa che sono necessarie nuove e più incisive azioni per migliorare lo stato qualitativo dei corpi idrici della nostra regione, vista anche la mancata attuazione in Toscana della disciplina delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano, a partire dalla necessaria tutela delle aree di ricarica delle falde”.

La stessa Arpat, ha ricordato Fattori, in uno studio del settembre 2017 invita a dare concreta attuazione ai dispositivi nazionali. Risale infatti al lontano 1999 un articolo di legge, ripreso nel Testo Unico dell’Ambiente del 2006, che impone alle Regioni, per tutelare la qualità delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano, di individuare le aree di salvaguardia distinte in zone di tutela assoluta e zone di rispetto, le zone di protezione all’interno dei bacini imbriferi e le aree di ricarica della falda.

“Niente di tutto questo è stato fatto – commenta Fattori – Possono apparire questioni tecniche ma in realtà sono di vitale importanza: da questa mappatura, e dalla disciplina che ne deriva, dipende il miglioramento della qualità dell’acqua nei nostri territori. La Regione Toscana, fino alla presentazione della nostra mozione 6 mesi fa, era rimasta inadempiente per quasi 20 anni”.

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