Realizzato dal gruppo Iren è a basso impatto ambientale e in grado di trattare oltre 300 tonnellate di schede elettroniche all’anno.
Redazione
21 dicembre 2024
TERRANUOVA BRACCIOLINI (Ar) – Recuperare oro, argento, palladio e rame dalle schede elettroniche di computer, tablet, cellulari ed elettrodomestici dismessi. È quello che farà il nuovo impianto per il recupero dei metalli preziosi inaugurato venerdì 20 dicembre dal gruppo Iren a Terranuova Bracciolini (Ar) alla presenza del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, dei vertici di Iren e delle istituzioni locali. Si tratta del primo impianto del genere in Europa.
Il sito, che si estende su una superficie di circa 2.400 mq, rappresenta un unicum a livello nazionale in un Paese in cui solo il 30% dei rifiuti elettronici viene recuperato correttamente.
L’impianto ha una capacità di trattamento superiore alle 300 tonnellate di schede elettroniche all’anno e permetterà un recupero medio minimo di circa 1 kg di oro, 2 kg di argento, 0,5 kg di palladio, 500 kg di rame metallico puro e tra i 600 e 700 kg di rame in polvere a settimana, arrivando a quasi 200 kg di metalli preziosi e 57 tonnellate di rame all’anno.
Oggi oltre il 90% delle schede elettroniche recuperate in Italia è destinato all’esportazione, pertanto il nuovo impianto intende collocarsi in una direzione di circolarità e prossimità territoriale e favorire sinergie con l’importante distretto orafo aretino, che potrà utilizzare le materie recuperate senza alcuna ulteriore lavorazione.
Quello che contraddistingue la tecnologia dell’impianto è un processo innovativo di disassemblaggio meccanico e trattamento idrometallurgico appositamente progettato, capace di estrarre i metalli non nobili per isolare e recuperare così i metalli preziosi e le materie prime critiche.
A caratterizzare la struttura e a renderla all’avanguardia in Europa è poi l’uso di tecnologie innovative a basso impatto ambientale. Il trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettroniche permetterà di recuperare metalli producendo una quantità di CO2 di almeno tre volte inferiore rispetto ai processi estrattivi tradizionali. Inoltre non sono previsti scarichi idrici di acque industriali: l’acqua usata verrà trattata e quasi totalmente riutilizzata nello stabilimento, mentre le emissioni in atmosfera saranno controllate tramite sistemi di filtrazione e depurazione.
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