Inquinamento

In Toscana 948 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia, i dati (impietosi) del monitoraggio Arpat

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Nel 2023 notevole aumento rispetto all’anno precedente, il 95,6% è plastica e polistirolo. I dati peggiori a Vittoria Apuana vicino a Forte dei Marmi.

 

di Gabriella Congedo
10 luglio 2024

Nonostante si faccia un gran parlare di sostenibilità e di rispetto dell’ambiente i rifiuti sulle spiagge toscane continuano ad aumentare: nel 2023 ne sono stati trovati in media 948 ogni 100 metri (erano 503 nel 2022), 9 per metro lineare (erano 5 nel 2022). Si tratta per il 95,6% di plastica e polistirolo. ARPAT, l’agenzia regionale di protezione ambientale, ha anticipato alcuni dati contenuti nell’Annuario dei dati ambientali 2024 che uscirà a ottobre, frutto della sua attività di monitoraggio e controllo ambientale.

Nell’ambito della Direttiva Quadro sulla Strategia marina ARPAT campiona con cadenza semestrale 5 spiagge sulla costa toscana: Vittoria Apuana – Forte dei Marmi (LU), Marina di Vecchiano (PI), Marina di Castagneto sud (LI), Quagliodromo di Piombino (LI) e Collelungo (GR). L’agenzia rileva i rifiuti solidi spiaggiati e li classifica secondo una “Joint list” che comprende le principali categorie di rifiuto organizzate secondo un doppio livello gerarchico (materiale e tipologia d’uso). La lista comprende 165 categorie.

Nel 2023 sulle spiagge toscane oggetto di monitoraggio sono stati trovati in media 9 rifiuti per metro lineare948 ogni 100 metri. Un dato in fortissimo aumento rispetto all’anno precedente.
La quantità di rifiuti censiti varia da spiaggia a spiaggia: Vittoria Apuana: 1850; Marina di Vecchiano: 114; Marina di Castagneto sud: 547; Quagliodromo: 817; Collelungo: 1411. L’aumento più rilevante ancora una volta si è registrato nella spiaggia di Vittoria Apuana, vicino a Forte dei Marmi.

Come avviene il monitoraggio

Nella scelta delle spiagge da monitorare Arpat si attiene ai criteri previsti dalla Strategia marina nel 2015. La Direttiva stabilisce che ogni Regione monitori almeno una spiaggia per ciascuna di queste tipologie: aree urbanizzate; foci fluviali; aree portuali o comunque soggette a inquinamento proveniente dal trasporto marittimo e dalla pesca; aree remote non direttamente accessibili via terra o individuate in aree protette.

I campionamenti previsti dalla Strategia Marina sono 2 all’anno, ad aprile e novembre. Viene censito un transetto di spiaggia di 100 metri di lunghezza rilevando tutti i rifiuti superiori a 2,5 cm fatta eccezione per i mozziconi di sigaretta che vengono sempre registrati, senza scavare la sabbia. I rifiuti sono riportati in apposite schede in cui si specifica il materiale di cui sono composti. Il passaggio successivo prevede la definizione del parametro di abbondanza: “numero di rifiuti per 100 metri”.
ARPAT si assicura poi che i rifiuti vengano rimossi grazie alla collaborazione con i Comuni, i gestori dei rifiuti urbani e le associazioni di volontariato; un’operazione necessaria per evitare di censire di nuovo gli stessi rifiuti nella stagione successiva.

Plastica, un’emergenza mondiale

I rifiuti in aumento sulle spiagge toscane sono un tassello di un problema enorme. Senza un accordo a livello mondiale per ridurre la produzione di plastica il rischio sarà, come indicano le proiezioni Ocse, che i rifiuti di plastica arrivino a triplicarsi entro il 2060.
Per prevenire questo scenario da incubo nel marzo 2022 i rappresentanti di 175 Stati membri delle Nazioni Unite hanno approvato a Nairobi una risoluzione per porre fine all’inquinamento da plastica e stringere un accordo internazionale giuridicamente vincolante entro il 1° dicembre 2024. La risoluzione affronta l’intero ciclo di vita della plastica compresa la sua produzione, progettazione e smaltimento.

Tuttavia accordi internazionali, direttive europee e divieti non potranno mai essere efficaci senza un cambiamento diffuso, culturale e di abitudini. Un cambiamento che ancora purtroppo non si vede. La plastica fa parte delle nostre vite e sarà difficile forse eliminarla completamente, bisogna imparare però a gestirla meglio, ridurla e quando è possibile farne a meno. E soprattutto non abbandonarla nell’ambiente.

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