Ecosistema

Il Wwf Toscana: “Un fallimento la Strategia Regionale per la Biodiversità del 2015”

Biodiversità regionale_Toscana-ambiente
L'oasi Wwf Stagni di Focognano

Su 139 azioni definite urgenti quasi la metà non sono state attuate, un terzo attuate solo parzialmente e solo il 16% portate a compimento.

 

Redazione

La Toscana si è dimenticata della sua Strategia Regionale per la Biodiversità approvata nel 2015. Su 139 azioni indicate come urgenti quasi la metà non sono state attuate, un terzo attuate solo parzialmente e soltanto il 16% portate a compimento.
È un’analisi impietosa quella che il WWF Toscana – Gruppo di lavoro Biodiversità 2030 ha presentato oggi in concomitanza con l’apertura della Conferenza mondiale sulla Diversità Biologica a Kunming in Cina.

La Strategia Regionale per la Biodiversità esiste dal 2015 e indica una serie di obiettivi da conseguire entro il 2020. Per la parte terrestre (la biodiversità marina rientra in un secondo capitolo) erano state indicate 295 azioni, fra le quali 139 identificate dalla Regione come ‘di particolare rilevanza e urgenza’. Che fine hanno fatto?
Se lo è chiesto il WWF Toscana che ne ha analizzato lo stato di attuazione. I risultati sono stati presentati oggi in una conferenza stampa online.

Lo scenario che emerge dall’esame del Panda toscano è a dir poco deludente. Per quanto riguarda le 139 azioni di particolare rilevanza e urgenza ne risultano attuate solo 22 (il 16%); attuate in parte 49 (35%); non attuate 65 (47%). C’è poi un 2% di azioni su cui l’associazione non ha ancora dati sufficienti.
In altre parole quasi la metà delle azioni non sono state attuate, un terzo compiute solo in parte e solo il 16% sono state interamente compiute.

Fra le azioni incluse nella Strategia che non sono state compiute il WWF Toscana segnala: l’ampliamento dell’area protetta nel Padule di Fucecchio, tutelata per solo il 10% della sua superficie; la creazione di nuovi siti Natura 2000 e di nuove aree protette; il risanamento degli ecosistemi torrentizi delle Apuane; un Piano di azione per prevenire e mitigare gli impatti delle specie aliene; le linee guida per i piani di coltivazione dei siti estrattivi e minerari (nonché per gli interventi di ripristino delle cave esaurite). Ma l’elenco continua ed è assai lungo.

Se non siamo riusciti non solo a centrare, ma neppure lontanamente ad avvicinarci agli obiettivi, piuttosto minimali, che la Regione Toscana si era data nel 2015, cosa dire di quelli che sono i nuovi obiettivi che l’Unione Europea ha indicato a tutti gli Stati membri per il 2030?” si chiede l’associazione ambientalista. Per esempio portare la percentuale delle aree protette al 30% della superficie terrestre, che vuol dire più che raddoppiare le aree protette della Toscana.
Se la Regione Toscana vuole recuperare quanto non è stato fatto sulla Strategia regionale 2015 e soprattutto vuole incamminarsi verso gli obiettivi della Strategia Europea per il 2030 deve cambiare completamente passo (e anche rotta). Se continuiamo a voler ignorare questo, non solo la biodiversità ma la stessa nostra società è tragicamente destinata a collassare”.

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