“Si chiarisca come i rifiuti accidentalmente pescati possano essere equiparati ai rifiuti urbani”. Il rischio è di vanificare gli obiettivi della legge.
Tre giorni fa la Camera dei Deputati ha dato il via libera alla cosiddetta legge “Salva Mare”, che recepisce e si ispira alla sperimentazione Arcipelago Pulito fatta dalla Regione Toscana a Livorno. Un primo passo per un mare più pulito e che sia più facile liberare dalle plastiche.
Grazie al disegno di legge, che ora deve passare all’esame del Senato, “i rifiuti accidentalmente pescati” in mare (ma anche nei laghi, nei fiumi e nelle lagune) potranno essere portati a terra. Adesso non si poteva fare e quello che i pescherecci recuperavano con le reti veniva rigettato in acqua. Ora lo potranno portare in porto, senza essere costretti a pagarne lo smaltimento o rischiare multe.
Sulla legge Salva Mare interviene il WWF che, pur accogliendola con favore, segnala alcuni nodi importanti da sciogliere, soprattutto sul conferimento dei rifiuti a terra, troppo complicato, tanto da rischiare di vanificare gli obiettivi principali della legge. “Nel corso dell’iter a Palazzo Madama – scrive l’organizzazione in una nota – si intervenga per chiarire definitivamente come i rifiuti accidentalmente pescati, anche in mare, possano essere equiparati ai rifiuti urbani (come già avviene per i rifiuti che vengono trovati sulle spiagge), consentendo di semplificare il loro conferimento a terra ed evitando così complicazioni procedurali”.
Il prossimo passo per aggredire con efficacia l’emergenza plastica, continua l’organizzazione ambientalista, è recepire in Italia il prima possibile la Direttiva europea 2019/904/UE sulla plastica monouso che porterà al divieto di immissione sul mercato di prodotti come i bastoncini cotonati, piatti e posate di plastica, cannucce e agitatori per bevande, nonché a una quota del 77% di riciclaggio delle bottiglie di plastica entro il 2025 e del 90% entro il 2029.
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