Non è possibile vivere sani in un ambiente malato. Ma andrà tutto bene se impareremo a fare meno pressione sulle risorse naturali.
di Dario Boldrini
La primavera 2020 in emergenza sanitaria causa milioni di fioriture inaspettate e incontri ravvicinati fra nuovi germogli botanici. Viviamo una distopia confusa e in costante trasformazione che ci impone la distanza fra esseri umani e il controllo sempre più sofisticato non solo del nostro stato di salute.
Sfuggiti anche alla fedele ricostruzione storica della loro evoluzione, i virus eludono sempre più il nostro incessante bisogno di comunicazioni, sicurezze, certezze, verità. Cadono così sistemi economici consolidati nei secoli e si aprono alternative etiche e solidali inaspettate nella sfida di superare un periodo di limitazioni, privazioni, paure. Mentre però l’informazione dei principali media è concentrata sul numero dei contagi o delle vittime la disinformazione si affretta ad alimentare scetticismo e sfiducia; manca di fatto una sana diffusione di antidoti universali che solo la natura è capace di generare.
Non è possibile vivere sani in un ambiente malato. L’ambiente naturale in cui viviamo è il primo vero antidoto capace di neutralizzare azioni contagiose pericolose per il nostro organismo. Il tempo che ci è concesso in questi mesi ha creato occasioni di riflessione preziose e la nascita di spazi di vita biologicamente più salubri. Ma non perché ci siamo tutti lavati più volte le mani o abbiamo disinfettato superfici e aree con spray di ogni tipo, piuttosto perché quando la macchina si ferma svaniscono il rumore, le emissioni, il costo e, in alcuni casi, il senso stesso della macchina.
Le case e le famiglie che le vivono hanno avuto le cure che mai si erano concessi, gli alberi e il verde pubblico si sono espressi in libertà senza la contaminazione dell’uomo, le città e la Terra sono tornate a “respirare”.
Siamo un po’ più distanti fra noi ma più solidali, siamo meno ricchi di soldi ma molto più di affetto e presenza, siamo in difficoltà nei centri metropolitani densamente popolati mentre si vive meglio in piccole comunità, paesi di provincia, protetti dal paesaggio naturale.
Ed eccola la vera sfida di cui non si parla abbastanza, ecco l’arcobaleno che potremmo cavalcare per il futuro. La vera sfida è concederci la transizione verso un’economia circolare che faccia meno pressioni sulle risorse naturali, mantenere alto il livello di conservazione del vasto antidoto costituito dalle foreste e dai boschi di tutta Italia, diffondere il benefico e positivo influsso della natura sul nostro corpo e sulla nostra psiche così da generare ambienti sempre più salubri e meno fragili.
Dopo tutte le volte che abbiamo risposto: “non ho tempo”, rapiti nella vorticosa macchina del lavoro e del tempo lineare, oggi siamo stati ascoltati. Il tempo non ci manca e la libertà non tarderà ad arrivare, superate le fasi critiche. Godiamo del silenzio e della pazienza in un mistico ritorno all’essenza dei valori della vita: l’amore e il rispetto per ogni essere vivente e per la natura. Ognuno di noi è il potenziale esempio che può cambiare il pianeta insieme agli altri. Non dobbiamo salvarci, lo siamo già. Serve solo una consapevole iniezione di luce gioiosa, di fede radiosa, capace di neutralizzare la paura e far fiorire i glicini sui tetti e le margherite nelle crepe dell’asfalto.
Andrà tutto bene se non tornerà tutto come prima in merito all’ambiente, piuttosto possiamo fin da adesso contribuire alla conservazione della biodiversità planetaria. Nessun Paese è immune dagli effetti continui dell’uomo sugli ecosistemi naturali, veri e propri incubatori di antidoti capaci di circoscrivere o limitare i rischi causati dalle calamità del caso. Il Pianeta non può salvarsi da solo. Insieme, invece, possiamo mettere a dimora una vita nuova e perenne, come l’amore, come l’erba.
Dario Boldrini è nato e vive a Montespertoli (Fi). Dopo 12 anni di lavoro in uno studio di Architettura del Paesaggio di Firenze (ha progettato alcuni dei primi orti urbani) ha scelto di vivere nel podere di famiglia San Ripoli dove ha fondato l’associazione Seminaria. Un progetto che spazia dalla creazione di orti e giardini ai laboratori di orticoltura per bambini e adulti, dalle spirali di erbe aromatiche ai seminari di orti creativi.
Appassionato divulgatore, ha realizzato centinaia di servizi per il programma GEO di RAI 3 in giro per l’Italia. Il suo progetto della Terza Piazza a Firenze (Coop di piazza Leopodo) è diventato un modello di aggregazione sociale.
“Giardiniere planetario” è una qualifica ereditata da Gilles Clèment, agronomo e paesaggista francese.
www.darioboldrini.net
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