Rifiuti e riciclo

Il nuovo Piano Rifiuti della Toscana sembra ai nastri di partenza

Il nuovo Piano rifiuti della Toscana sembra ai nastri di partenza
Rossano Ercolini e Monia Monni

L’assessore all’Ambiente Monia Monni: “Costruiremo strutture meno impattanti e una vera e propria industria dei rifiuti”.

 

Redazione

Una proposta di legge regionale sui rifiuti, presentata dal presidente Eugenio Giani e dall’assessora all’Ambiente Monia Monni, è già stata approvata dalla Giunta il 9 agosto e dovrà ora essere votata dal Consiglio regionale. Il Piano rifiuti invece dovrà prima essere sottoposto alle osservazioni di cittadini e istituzioni.

La Toscana sembra lontana dai target europei sull’economia circolare, che prevedono di portare il riciclo effettivo dei rifiuti urbani al 65% entro il 2035. Ogni anno vengono generati 2,28 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, cui si aggiungono almeno 10,1 milioni di tonnellate di rifiuti speciali. Ad oggi la Toscana smaltisce in discarica il 33,1% dei rifiuti urbani – e dovrà ridurre l’asticella almeno fino al 10% – e ne brucia 232 mila tonnellate.

Il nuovo piano prevede un bando che sarà operativo da ottobre e resterà aperto fino a gennaio 2022. I grandi gestori di rifiuti ed energia, pubblici e privati, possono partecipare e proporre impianti e luoghi. Bisogna considerare infatti che una grande quota di rifiuti solidi urbani al momento non viene riciclata da filiere del riuso e circa il 20 % del 60 % di media raccolto con la differenziata finisce in discarica o negli inceneritori esistenti.

Il piano è molto atteso per cercare di risolvere il problema dell’eccessivo ricorso alle discariche regionali e non (11 mila tonnellate all’anno) con costi altissimi. La mancata autonomia gestionale del trattamento dei rifiuti ricade inevitabilmente anche sui costi della Tari (ad esempio più alta in Toscana che in Emilia).

“Vogliamo aumentare ancora la raccolta differenziata, incrementare il riciclo di materia e puntare alla riduzione degli scarti anche trasformando gli impianti di trattamento in vere e proprie fabbriche dei materiali” ha assicurato Monia Monni. “Oltre a questo vogliamo sottrarre rifiuti non riciclabili alle discariche per destinarli a recupero in impianti di economia circolare. In ogni caso nel nuovo corso l’addio alla termovalorizzazione è definitivo. La tecnologia ideale è quella che non fa un filo di fumo, recupera carbonio che raffinato dà vita a metanolo o idrogeno, sostanze utilizzabili per esempio nel ciclo “pulito” delle auto”.

Lo scenario che si apre in Toscana prevederebbe la chiusura degli inceneritori di Livorno e di Montale mentre resterebbero in azione per i prossimi anni quelli di San Zeno ad Arezzo e quello di Poggibonsi. Secondo le ipotesi i nuovi impianti potrebbero essere tre: due tra le province di Firenze, Prato, Pistoia e uno sulla costa. “Gli obiettivi europei impongono una riduzione al 10 per cento del conferimento dei rifiuti urbani in discarica al 2035 e una crescita del riciclo di materia dal 55 al 2025, fino al 65 per cento al 2035” ha aggiunto l’assessora.

A questo punto, date le premesse, in molti si augurano che la Regione possa avvalersi anche della consulenza e del supporto del Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori (Lucca) e di Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Europe, che qualche mese fa invitava il governatore Giani a fare della Toscana la prima regione d’Europa a Rifiuti Zero.

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