Oltre la siepe - di Sandro Angiolini

Il nuovo piano energetico europeo (e le polemiche associate)

emissioni-gas serra

Il “bazooka verde” dell’UE punta a ridurre del 55% le emissioni di gas serra da qui al 2030. Troppo ambizioso? Forse, ma non è necessariamente un male.

 

di Sandro Angiolini

Il 14 luglio la Commissione Europea ha presentato il suo nuovo piano energetico. Che non è una legge, ma apre un robusto tavolo di confronto con i vari Paesi membri della UE e con le parti sociali. Il piano si intitola “Fit for 55”, che si può tradurre come “Pronti per il 55% di riduzione delle emissioni di gas serra da qui al 2030”.

Il piano prevede molti interventi e obbiettivi abbastanza ambiziosi, tra i quali:
stop alla vendita di auto a benzina/diesel dal 2035, visto come un passo essenziale per abbandonare le fonti di energia fossile (leggi petrolio che importiamo);
– un ampliamento del mercato di scambio dei diritti di emissione in atmosfera (in gergo ETS), in modo tale che passi a coprire dall’attuale 43% al 61% dei settori economici europei. Spiegare come funziona un tale “mercato” virtuale è onestamente troppo complicato per questo blog, ma se durante l’estate vi avanzano 30 minuti buttatevi su internet e troverete una illustrazione decente (vedi per es. https://www.isprambiente.gov.it/it/servizi/registro-italiano-emission-trading/contesto/emission-trading-europeo;
– ampliare grandemente il numero di postazioni per la ricarica delle auto elettriche;
– adottare una tassa sui prodotti più inquinanti che arrivano dall’estero;
raddoppiare la percentuale di energia prodotta nell’Ue da fonti rinnovabili di qui al 2030, arrivando così al 40% del totale.

Un saggio diceva che un buon accordo è tale se entrambe le parti che lo firmano sono scontente. Se questo è vero allora il piano energetico non è così male, dato che ha già ricevuto ampie critiche sia dalla maggior parte delle associazioni ambientaliste che da quelle imprenditoriali.
Io per ora sospendo sostanzialmente il giudizio in attesa di approfondire gli aspetti applicativi del piano stesso, che vengono lasciati in buona parte agli Stati membri. Su un paio di critiche però devo pronunciarmi subito:

– sui media RAI ho sentito “esperti” lamentarsi del fatto che il piano è velleitario, dato che la UE contribuisce solo per il 9% alle emissioni mondiali, quindi di fatto poco incisivo. Col cavolo: in primo luogo la UE intende essere un modello di sostenibilità rispetto al resto del mondo, quindi se vuole essere coerente con questa ambizione deve agire di conseguenza; – altri grandi Paesi come la Cina e gli USA stanno impegnandosi non dico nella stessa misura, ma comunque con investimenti da migliaia di miliardi, quindi cerchiamo di non fare brutta figura, please; – proprio il fatto di fissare degli obbiettivi ambiziosi segna la direzione generale e aiuta tutta l’economia (europea e non solo) a regolarsi di conseguenza, con un effetto a cascata molto utile.

altri “esperti” hanno dichiarato che così si uccide il settore dell’auto europea. Balle: da qui al 2035 ci sono 14 anni, e le grandi case automobilistiche fanno uscire modelli elettrici da almeno 6 anni. In totale fanno 20 anni, che equivalgono a una generazione in senso demografico. C’è quindi il tempo per attrezzarsi, come hanno fatto per esempio Volvo e Volkswagen, che avevano già annunciato di voler uscire dal settore benzina/diesel ben prima del piano europeo. E non mi sembra che stiano fallendo.

 

Sandro Angiolini_piccolaOLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.

Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.